sabato 29 giugno 2013

LANCILLOTTO E GINEVRA (Robert Bresson)



Un film di Robert Bresson. Con Luc Simon, Laura Duke, Humbert Balsam Titolo originale Lancelot du Lac. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 85' min. - Francia 1974

Dopo due anni di ricerche del Santo Graal, costati molte vittime, Lancillotto del Lago, il più valoroso dei Cavalieri della Tavola Rotonda, e i suoi compagni tornato sconfitti alla Corte di Re Artù. Convinto che il falimento dell'impresa sia un castigo divino, per la sua relazione con Ginevra, moglie di Re Artù, Lancillotto tenta di spezzare quel legame. Costretti all'ozio forzato i Cavalieri si abbandonano a rivalità e inimicizie. Uno di loro Mordred ostile a Lancillotto rivela al re il segreto del suo ex compagno d'armi. 
Bresson sceglie la strada del verismo stilistico che da sempre lo contraddistingue: quasi a voler sottolineare la pochezza di contenuti culturali in tempi così non civilizzati, riduce i dialoghi ai minimi termini, descrive il rapporto fra i due amanti in maniera molto casta scartando a priori la passione, dipinge Ginevra come una santa innamorata,desiderata da tutti i cavalieri che osservano bramosi la finestra della torre dove si è rifugiata, incolonna nella banda sonora clangori di corazze e scalpitii di cavalli, suoni di cornamuse e rintocchi di frecce scoccate, unici veri rumori di un tempo così lontano dall’ossessivo baccano del nostro quotidiano vivere, rinuncia anche ad una recitazione teatrale e romanzata tanto che quella degli attori del film è una non recitazione voluta al fine di sottolineare una volta di più la staticità e l’assoluta incomunicabilità di un epoca così remota. Lancillotto è l’assoluto protagonista della storia nella storia, e le bellissime inquadrature sghembe come quelle che catturano solo una porzione di immagine sanciscono il suo eroismo nella giostra dove disarciona tutti senza fare un commento e poi ferito si rifugia nella foresta per ricevere le cure in un’altra sequenza di assoluto verismo ed improvviso romanticismo nei confronti suoi per chi lo ha protetto e curato, la scelta anche in questo caso di costumi, oggetti (la bacinella per il sangue), vessilli e armi che sembrano presi in prestito da un museo di storia medievale accentuano ancora di più la trasparenza del film, senza contare le location castellane e forestali che si osservano nel corso della storia. l film di Bresson è una severa metafora sull'infelicità dell'uomo che per colpa dei peccati ha finito per perdere la grazia.
Kapu

1 commento:

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