giovedì 27 giugno 2013

JUHA (Aki Kaurismäki)



Un film di Aki Kaurismäki. Con Elina Salo, Kati Autinen, Sakari Cuosmanen, André Wilms, Markku Peltola Titolo originale Jurha. Drammatico, durata 77 min. - Finlandia, Germania, Francia 1999

Un film muto, in un magnifico bianco e nero, per raccontare una storia d’amore, tragica e ineluttabile. Una straordinaria prova d’autore firmata Aki Kaurismäki
Dopo un lungo corteggiamento, Juha convince Marja a convolare a giuste e tristi nozze. Insieme, vanno a vivere in una fattoria alla periferia della città lottando ogni giorno contro la povertà. Un giorno arriva Shemeikka, uomo ricco e senza scrupoli, che si è fermato alla fattoria perché in panne con la macchina. L'uomo è attratto da Marja, e alla prima occasione la porta via con sé. 
Drammatico, umoristico, tendente al “nero”: la straordinaria prova di un autore davvero diverso e originalissimo, ha stimmate chapliniane. Senza parole, con la sola forza delle immagini. È “Juha”, il nono lungometraggio del finlandese Aki Kaurismäki, laconico autore dal cuore caldo malgrado latitudini ghiacciate e un nichilismo quasi naturale. “Juha” è un melodramma raffreddato che riesce comunque a far esplodere una storia d’amore tragica e ineluttabile. I volti kaurismäkiani trattengono a stento le lacrime, mentre i singhiozzi sono ingoiati dalla scelta stilistica del “muto”, immagini innocenti con le quali il cinema aveva mosso i suoi primi passi. È la quarta trasposizione del romanzo “La schiuma delle rapide” di Juhani Aho, il “Manzoni di Helsinki”, ambientato nel ’700: Kaurismäki lo riadatta alla sua maniera, infiltrandolo di numerose citazioni letterarie e cinematografiche (da Kafka a Sam Fuller). Muto, dicevamo, e rigorosamente in bianco e nero, magico senza bisogno di fuochi d’artificio, antico senza essere retrò. E interpretato da magnifici attori di scuola nordica (asciutta) tra cui i fedeli Kati Outinen (la mai dimenticata “fiammiferaia”), Sakari Kuosmanen, Elina Salo e André Wilms: nuvole in viaggio dentro un universo dove la tenerezza da innamorati di Peynet è costretta a lasciare il campo a uno schiacciante pessimismo a senso unico, con divieto di svolta. Dedicato a Matti Pellonpää (l’amico e compagno di lavoro del regista morto prima del tempo per più che probabili cause alcoliche), il film è stato distribuito dalla Key Films. Un critico ha affermato a proposito di quest'opera (che tra l'altro è l'unico film contemporaneo che ha aperto le Giornate del cinema muto di Pordenone!) : "Possiede il gusto del nitrato d'argento, ricorda il tempo dell'innocenza del cinema". Senza retorica. Senza giochetti intellettualistici. Con una regia impeccabile, ma mai fine a se stessa. Ecco il Cinema di Aki Kaurismaki. Un capolavoro assoluto.
Kapu

IL GIORNO IN PIU' (Massimo Venier)

Locandina Il giorno in più












Un film di Massimo Venier. Con Fabio Volo, Isabella Ragonese, Camilla Filippi, Roberto Citran, Pietro Ragusa, Luciana Littizzetto, Lino Toffolo, Stefania Sandrelli, Jack Perry, Valeria Bilello, Stella Pecollo, Paolo Bessegato, Roberta Rovelli, Anna Stante, Irene Ferri, Micaela Murero, Daniela Dimuro, Nick Nicolosi, Franco Ghibaudi, Hassani Shapi
Commedia, - Italia 2011. - 01 Distribution uscita venerdì 2 dicembre 2011

Giacomo Pasetti ha quarant'anni, molte donne e poca voglia di impegnarsi. Single a Milano è lasciato malamente dalla fidanzata di turno che sognava un amore maturo e le chiavi di casa. Abile osservatore del prossimo ha sempre la battuta pronta e una donna di riserva per scaldarsi le notti. Intorno a lui, madre, amici e colleghi provano a responsabilizzarlo, descrivendogli le gioie del matrimonio e della paternità. Ma niente sembra davvero emozionarlo tranne forse quella ragazza sconosciuta che ogni mattina incontra in tram e da cui proprio non gli riesce di staccare gli occhi. Turbato dalla sua grazia racconta a tutti di essersi finalmente innamorato e legato a una giovane donna di nome Agnese, quietando per qualche tempo il desiderio di chi lo voleva accasato. Una mattina però l'ideale Agnese lo inviterà a scendere dal tram per un caffè rivelandogli di chiamarsi Michela e di essere in partenza per New York. Dopo una cena e un primo lungo bacio, Giacomo la raggiungerà a sorpresa negli States per convincerla e convincersi che forse davvero l'amore 'è una cosa meravigliosa'.
Non è la prima volta che Fabio Volo presta volto e 'anima' a un protagonista rampante, infedele e persuaso di avere il mondo in mano almeno fino a quando non scopre di essere malato (Uno su due), non viene scoperto con un'amante (Bianco e nero), non si scopre innamorato. Nella Milano di Massimo Venier, dove il regista ha diretto la leggerezza ironica di Aldo, Giovanni e Giacomo, il personaggio di Fabio Volo è di nuovo un uomo solo, chiuso in un egoismo prodotto dall'autoaffermazione e da un'eccessiva vocazione alla menzogna. Giacomo Pasetti mente, non dice la verità o la dice solo in parte. Non necessariamente per malafede ma perché non ha idee chiare sui suoi programmi esistenziali e sul modo più giusto di affrontare la vita. Venditore (di fumo) nato, pratica la 'comunicazione efficace', indovina quello che gli altri vogliono tacere e raggiunge immancabilmente l'obiettivo, sorvolando la vita di chi lo ama, passando oltre il prossimo e trascurando chi è condannato (Silvia) o perdente (Dante).A farlo 'deragliare' dai binari della pochezza, convertendolo all'amore, proprio come in un romanzo rosa, sarà la scettica Michela di Isabella Ragonese, che ha letto i 'classici' e non crede nel lieto fine, almeno da questa parte dell'oceano. Perché in America il film di Venier perde il pessimismo e guadagna in euforia e cliché, 'parafrasando' le convenzioni della commedia americana, dove il lenzuolo arriva all'altezza delle spalle e uno dei due amanti si imbarca verso una meta troppo lontana, dove avviene sempre un litigio e un'incomprensione di troppo fa girare i tacchi a lei e lascia in silenzio lui, dove ancora una folata di vento trova sempre un messaggero romantico, una riconciliazione e un happy end. Trasposizione del romanzo omonimo di Fabio Volo, che nel 2007 raggiunse a colpi di aforismi il milione di copie vendute, Il giorno in più piacerà a chi piace 'ritrovarsi' e identificarsi. Magari proprio con quel personaggio convinto e sicuro di sé che ha solo desideri e mai progetti. Un uomo che ha (ancora) paura di crescere e schiva gli impegni che limitano il suo sfrenato solipsismo, che ha Stefania Sandrelli come mamma, Hassani Shapi come consigliere, Luciana Littizzetto come collega, che è un inguaribile narciso e scopre un attimo prima dei titoli di coda che è la normalità la vera rivoluzione. Se Venier taglia e 'affina' il qualunquismo letterario di Volo, legando in maniera efficace l'intreccio sviluppato tra Milano e New York, Il giorno in più resta una commedia conformista che non scontenterà nessuno, secondo un ecumenismo elementare che scioglie tutti i nodi e mette a posto tutte le tessere del puzzle.Un film chiuso in se stesso e nel 'Fabio Volo mondo' come in una sorta di autarchia linguistica e tematica che non lascia filtrare tracce di mondi altri. Un film assolutorio che celebra la 'leggibilità' come qualità e infila un dialogo increscioso intorno agli ebrei, ai nazisti e al gas venefico.

tres              


INFEDELE PER CASO (Josh Appignanesi)

Locandina Infedele per caso













Un film di Josh Appignanesi. Con Omid Djalili, Matt Lucas, Richard Schiff, Archie Panjabi, Miranda Hart.
Titolo originale The Infidel. Commedia, durata 105 min. - Gran Bretagna 2010. - Mikado

Mahmud Nasir è un musulmano che vive a Londra con la moglie e i due figli. Pur essendo intimamente devoto non è un praticante impeccabile, cede ai piaceri dell'alcool, a un linguaggio colorito e salta buona parte delle preghiere obbligatorie ma, in previsione del matrimonio del figlio più grande con la figliastra di un leader integralista, si prepara a dimostrarsi un vero musulmano, per ottenere la benedizione del futuro consuocero e far felice la sua famiglia. Peccato però che, proprio negli stessi giorni, Mahmud scopra per caso di essere stato adottato e, soprattutto, di essere nato ebreo, sotto il nome di Solly Shimshillewitz.
Più che investito da una reale crisi di identità, il protagonista di Infedele per caso , che conosciamo all'indomani della morte della madre (adottiva), si ritrova disposto a tutto pur di incontrare il vero padre, così che nel film si sovrappongono con profitto almeno tre linee narrative, tutte al maschile, che hanno a che fare con la figura del padre, terreno o divino che sia.
Dopo aver studiato serissimamente la comunità degli ebrei ortodossi del nord di Londra, in "Song od Songs", col secondo lungometraggio Josh Appignanesi torna a parlare di orgoglio e pregiudizio semita in modo politicamente ultrascorretto ma indubbiamente divertente. Nonostante stia ben più attento ad applicare la satira al mondo musulmano mentre non alleggerisce la mano con ciò che riserva al popolo eletto, trova nell'interpretazione del protagonista, Omid Djalili, un corpo e uno "spirito" effettivamente adatti per entrambe le fedi, così che le sequenze in cui Mahmud si guarda allo specchio trasmettono alla perfezione il messaggio del film, senza bisogno di parole. Restando sul piano attoriale, va aggiunto che la strana coppia che Djalili forma con Richard Schiff, nei panni del suo sciatto pigmalione Lenny Goldberb, un tassista ebreo alcolizzato, lasciato dalla moglie e arrabbiato col mondo, dà luogo a un duetto divertente e credibilissimo. Se la commedia sulle differenze culturali è ormai un piccolo genere, per giunta nel suo momento d'oro, non tutte valgono la pena di esser viste come questa e poche contengono lo stesso numero di battute di qualità e di situazioni comiche indovinate. Si intuisce il divertimento di David Baddiel in fase di scrittura senza che si avverta l'esistenza di un percorso narrativo precotto, eccezion fatta per il finale nella moschea, necessario ma un po' sprecato, di certo perfettibile.

tres

IRINA PALM, IL TALENTO DI UNA DONNA INGLESE (Sam Garbarski)

Locandina Irina Palm












Un film di Sam Garbarski. Con Marianne Faithfull, Miki Manojlovic, Kevin Bishop, Siobhan Hewlett, Dorka Gryllus,  Jenny Agutter, Corey Burke
Drammatico, durata 103 min. - Belgio, Lussemburgo, Gran Bretagna, Germania, Francia 2007. - Teodora Film uscita venerdì 7 dicembre 2007

Siamo nelle campagne attorno a Londra. Maggie ha un nipotino gravemente ammalato e in procinto di morire. Solo un'operazione in Australia può salvarlo ma i genitori non hanno il denaro necessario per il viaggio. Maggie va nella capitale a cercare lavoro ma per lei, donna sulla sessantina, non ci sono offerte. Decide allora di tentare con una proposta di assunzione come hostess. La prestazione però non è quello che lei, ingenuamente, crede. Dovrà masturbare i clienti di un locale porno i quali non avranno la possibilità di vederla. La donna, pensando alla salvezza del nipote, accetta nonostante tutto. Affinerà a tal punto la propria abilità nel 'lavoro' da diventare la mano più richiesta dai clienti, che faranno la fila per 'Irina Palm'.
Questo film di Sam Garbarski è la prova che si può fare un film natalizio (l'azione si svolge a dicembre) e ricco di umanità pur affrontando un percorso scabroso. Lo si può fare quando si hanno a disposizione due attori come Marianne Faithful e Miki Majnolovic. La Faithful, ex bellissima ninfa egeria della generazione cresciuta con i Rolling Stones, offre la sua fisicità totalmente trasformata a un personaggio di donna semplice, spinta da un amore che solo una nonna può conoscere. La volgarità del suo agire si trasforma in una routine che non solo è rivolta a un buon fine ma che, al contempo, la rende consapevole di un appeal che pensava di non avere più. Majnolovic (attore di Kusturica) utilizza il suo volto cupo per dare concretezza a un personaggio (quello del proprietario del locale porno) sicuramente idealizzato ma che la sceneggiatura sa servire con abilità. Si sorride, si ride e ci si commuove con Irina Palm. Così una volta tanto, si spera, anche i critici più severi potranno lasciarsi andare e non contrastare quel tanto di 'buonismo' che lo script contiene. Se non lo ha fatto la trasgressiva Faithful perchè dovremmo farlo noi?

tres

LUI PORTAVA I TACCHI A SPILLO (Bertrand Blier)



Un film di Bertrand Blier. Con Miou-Miou, Gérard Depardieu, Michel Blanc Titolo originale Tenue de soirée. Commedia, durata 82' min. - Francia 1986

Monique si prostituisce e mantiene Antoine. Nella vita scialba e miserella della coppia un giorno piomba il gigantesco Bob, un ladro che li associa alla sua profittevole attività e che, omosessuale, riesce a conquistare Antoine.
La storia è classica: A ama B che vorrebbe essere amato da C che, invece, si è follemente innamorato di A e lo seduce. C'è un piccolo particolare, però: A e C sono uomini e A s'identifica tanto nella sua condizione di "donna" da sognare di diventare madre. In questa inquietante commedia grottesca Blanc (premiato a Cannes) è straordinario: tiene testa a due compagni assai bravi e li supera con la finezza del lavoro di composizione. Sulla linea provocatoria di I santissimi (1974) Blier ha fatto un film sull'omosessualità divertente, non pesante né volgare. Non è poco.
Kapu

EVITA ( Alan Parker)

Locandina Evita













Un film di Alan Parker. Con Madonna, Antonio Banderas, Jonathan Pryce Biografico, durata 133' min. - USA 1996

Argentina, 1926, la piccola Eva Duarte assiste al funerale del padre naturale. Buenos Aires 1952, muore l'amatissima regina dei descamisados, Evita Perón, all'età di 33 anni. Tratto dal celebre musical (1976) di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber, sceneggiato dal regista con Oliver Stone, è uno dei film più ruffiani usciti negli anni '90 dalla fabbrica hollywoodiana dei sogni, con i goffi tentativi degli autori di prendere le distanze "storiche" dai coniugi Perón e dal fenomeno peronista attraverso il personaggio di A. Banderas (qui innominato, mentre a teatro si chiamava Che Guevara), proteiforme Grillo Parlante. Eppure, presi uno per uno, molti degli ingredienti di questo musical dal premeditato e sottolineato teatralismo non sono spregevoli. Stile musicale eclettico con la celebre "Don't Cry for Me, Argentina", ossessivamente ripetuta, una canzone nuova _ "You Must Love Me" _ che ebbe la consolazione di un Oscar, un po' di rock, uno spolvero di jazz, un inno marziale e, ovviamente, il tango. Anche come cantanti, gli attori se la cavano. Senza una parola di dialogo.

tres

LA VOCE DELLA LUNA (Federico Fellini)

Locandina La voce della luna













Un film di Federico Fellini. Con Roberto Benigni, Paolo Villaggio, Nadia Ottaviani, Marisa Tomasi, Angelo Orlando, Sim, Susy Blady, Dario Ghirardi, Dominique Chevalier, Nigel Harris, Vito, Ettore Geri, Giordano Falzoni, Luciano Manzalini, Giovanni Javarone, Francesco Gabriele, Franco Javarone, George Taylor, Uta Schmidt, Stefano Antonucci, Patrizio Roversi, Chevalier, Angela Parmigiani, Andrea Azzarito, Eraldo Turra, Ferruccio Brambilla, Lorose Keller, Jerri Flagello, Silvana Strocchi
Fantastico, durata 118' min. - Italia 1990.

Il mite mattocchio Salvini, convinto che in fondo ai pozzi di campagna esistano messaggi misteriosi, trova un compagno di vagabondaggi nel patetico e paranoico Gonnella, prefetto in pensione, convinto di essere vittima di un complotto. È l'ultimo e il più sconsolato film di Fellini (anche il 1° ispirato a una fonte letteraria contemporanea: Il poema dei lunatici, 1987, di Ermanno Cavazzoni), e non soltanto per i temi di morte, follia, vecchiaia, solitudine. Di costruzione frammentata e di disordinata ricchezza inventiva (la moglie-vaporiera, la gnoccata, la discoteca e il valzer), è un desolato commento sulla volgarità e l'abominio del tempo presente, una fiaba contro il rumore di fondo e sulla necessità del silenzio. Nastro d'argento alla musica di Nicola Piovani.AUTORE LETTERARIO: Ermanno Cavazzoni

tres              

I FIGLI DELLA VIOLENZA (Luis Buñuel)



Un film di Luis Buñuel. Con Miguel Inclan, Estela Inda, Alfonso Mejia, Roberto Cobo, Alma Delia Fuentes Titolo originale Los olvidados. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 88' min. - Messico 1950

Vita misera, imprese criminali e morte di alcuni ragazzi in un quartiere povero di Città del Messico.
A Città del Messico, Jaibo è il leader di una banda di giovani teppisti appena uscito dal riformatorio. Pedro è un teppista come lui, ma con qualche voglia di riscatto. 
"Los olvidados" ("I figli della violenza", Palma d'oro a Cannes) è il terzo film messicano di Luis Bunuel, che attinge dagli archivi della polizia criminale per offrirci la verità di un paesaggio urbano di desolante miseria e indicibile crudeltà umana. Bunuel ci propone l'infanzia negata, quella che degenera facilmente in atti delinquenziali e lo fa precisando il suo intento sociale (parlò di "film di lotta sociale") con l'accuratezza analitica dello studioso e la geniale fantasiosità di un mistificatore nato delle realtà di fatto. Los olvidados, i dimenticati, sono tali perchè si riconoscono solo tra loro, sanno di essere sconosciuti fuori dal loro mondo, estranei per quel centro che ne ha funzionalmente decretato la nascita e ipocritamente sancito la degenerazione sociale. Si sopravvive al suo interno solo se si è solidali l'un l'altro, perpetuando in eterno un corporativismo alimentato dal cieco e inconsapevole istinto di sopravvivenza. Ogni barlume di luce che si insinua in esso, ogni accenno di umanità che contrasta con un destino segnato dalla violenza, si trasforma inevitabilmente in tragedia. Si colora di nero come l'animo di chi è nato sputando miseria.“I figli della violenza" ha certamente assonanze col movimento neorealista, ma l’autore spagnolo piega il tutto alle sue esigenze stilistiche, equilibrando con maestria il realismo dello sguardo e delle finalità sociali con la surreale fascinazione dei mezzi espressivi. Bunuel fissa l’assoluta mancanza di alternative legali per questi figli della violenza senza scadere nell’improduttiva commiserazione dell’emarginato sociale. Coglie la ferocia che anestetizza la ricerca d’amore senza essere moralista. E’ nel contingente ma si pone anche oltre di esso seguendo fedele il solco già tracciato dalla trama spiccatamente surrealista dei suoi lavori precedenti. L’uso della componente onirica (i sogni di Pedro e l’allucinata sequenza finale) e di quella mitica (la presenza emblematica del cieco, una sorta di mostro arcaico che catalizza verso di se le vicende di tutta la varia umanità che popola il film), unito alla ridondante rappresentazione della crudeltà umana, conducono il film oltre la pura descrittività della realtà fattuale per seguire lo shema tipicamente bunualiano di negare il reale nel momento stesso in cui ce lo sta mostrando, di cospargerlo di segni e simboli per orientarlo verso la surreale plausibilità della vita. Questo è il modo di fare cinema del maestro spagnolo ed è questo, probabilmente, l’elemento capace di sottrarlo da ogni vincolo spazio temporale. Per renderlo eternamente bello ed eternamente in lotta contro l'ordine costituito.
Kapu

ALICE NON ABITA PIU' QUI (Martin Scorsese)

Poster Alice non abita più qui  n. 1













Un film di Martin Scorsese. Con Ellen Burstyn, Kris Kristofferson, Diane Ladd, Lane Bradbury, Lelia Goldoni, Laura Dern, Harvey Keitel, Jodie Foster, Billy Green Bush, Vic Tayback, Valerie Curtin, Murray Moston, Mia Bendixsen, Harry Northup, Alfred Lutter III, Ola Moore, Martin Brinton, Dean Casper
Titolo originale Alice Doesn't Live Here Anymore. Commedia, durata 113' min. - USA 1975

Rimasta vedova con un figlio a carico, Alice decide di tornare a Monterey, guadagnandosi la vita con la sua vecchia professione di cantante. Scorsese on the road al seguito di E. Burstyn (che ebbe meritatamente l'Oscar), attraverso l'America provinciale delle autostrade. Un tema vecchio trattato in modi nuovi.

tres

AMERICA OGGI (Robert Altman)

Locandina America oggi













Un film di Robert Altman. Con Anne Archer, Jack Lemmon, Madeleine Stowe, Lily Tomlin, Tim Robbins, Matthew Modine, Tom Waits, Buck Henry, Andie MacDowell, Fred Ward, Peter Gallagher, Bruce Davison, Julianne Moore, Chris Penn, Jennifer Jason Leigh, Robert Downey Jr., Frances McDormand, Lori Singer, Lyle Lovett, Huey Lewis
Titolo originale Short Cuts. Drammatico, durata 188' min. - USA 1993.

Da 9 racconti (e dalla poesia Lemonade: l'episodio con Jack Lemmon) di Raymond Carver. Nella sua mescolanza di generi e di toni questo grande capitolo della saga americana di Altman è una commedia umana dove si può trovare di tutto, come nella vita. Come Carver _ di cui sviluppa i racconti, modificandoli e allacciandoli l'uno all'altro _ il regista non interviene a commentare i fatti: si limita a raccontarli con lucidità, dolente partecipazione e una libertà che lascia allo spettatore la possibilità del giudizio. Si apre con un minaccioso volo di elicotteri e si chiude con una scossa di terremoto a Los Angeles, dove si svolgono le storie (ambientate da Carver a Seattle o Portland). C'è chi ha trovato quest'affresco troppo amaro, impietoso, disperato. Altman non ha bisogno di alzare la voce per fare l'apocalittico. America oggi? Ma qui si parla anche di noi. Leone d'oro 1993, ex aequo con Tre colori-Film Blu di Kieslowski, e una Coppa Volpi straordinaria al complesso degli interpreti.AUTORE LETTERARIO: Raymond Carver

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