Un film di Ken Loach. Con Peter Mullan, Louise Goodall, Gary Lewis, David McKay, Lorraine McIntosh, Marie Kennedy Titolo originale My Name is Joe. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 105' min. - Gran Bretagna 1998
A Joe, ex alcolista piace il calcio, la sua donna e si fa in quattro per difendere Liam dalle insidie della vita. Joe è un proletario dall'aria sorridente, uscito dalla sua dipendenza all'alcol per riuscire a non disprezzarsi. Joe si dà da fare con un'energia inesauribile, per la scalcagnata squadra di calcio che allena nel quartiere più disgraziato di Glasgow. La vita sembra farsi più dolce quando Joe incontra Sarah, un'assistente sociale appena un pelo sopra di lui nella scala sociale.
Dopo la parentesi spagnola di Terra e libertà e la trasferta in Nicaragua di La canzone di Carla, Ken Loach torna con My Name Is Joe (anticipato l'anno precedente da The Flickering Flame, il documentario sullo sciopero dei lavoratori portuali di Liverpool) ad osservare indignato le piccole storie di "ordinaria disperazione" del suo universo proletario, sfruttato e senza speranze, raccontandone ancora una volta i drammi e le paure di fronte al peso insostenibile di un'esistenza misera e alienante: scritto dallo stesso Paul Laverty di La canzone di Carla e che lo accompagnerà fedelmente nei film successivi, My Name Is Joe è un'opera amara e raggelante nel pessimismo che ne divora con crudeltà ogni fiammella di speranza, un "conte moral" sull'impossibilità del riscatto sociale, anche quando inizialmente vuol soltanto lasciarsi amare per la levità dei ritmi da commedia (si osservi, ad esempio, la comicità drammatica e tutt'altro che liberatoria della sequenza in cui Joe assale a colpi di pennello l'automobile del funzionario comunale venuto a privarlo dell'assegno di disoccupazione). Loach segue i suoi personaggi pressandoli (proprio nell'accezione più "calcistica" del termine) con la sua macchina da presa fino allo sfinimento, mettendoli con le spalle al muro, demolendone l'eroismo con i colpi delle convenzioni civili che ne circoscrivono la sopravvivenza ad una mera coincidenza di casualità, affidandone l'interpretazione ad un formidabile cast d'attori, a partire dal quartetto di protagonisti (con uno straordinario ed indimenticabile Peter Mullan, premiato anche a Cannes) e fino ad arrivare alle efficacissime caratterizzazioni dei personaggi di contorno, dal David Hayman nei panni del gangster alla Lorraine McIntosh (la vocalist dei Deacon Blue) che interpreta Maggie, l'amica del cuore di Sarah. "Il mio nome è Joe. Sono un alcolizzato". Loach maneggia questa sentimental comedy con la stessa leggerezza con cui aveva costruito la storia d'amore tra il conducente d'autobus e Carla nella "Canzone di Carla" (sceneggiato, come questo, da Paul Laverty). E la commedia si sposta verso un nero di devastante lucidità sociale, mentre il pessimismo di Loach si fa sempre più sconsolato.
pippi