sabato 29 giugno 2013

BETTY (Claude Chabrol)




Betty, adultera impenitente e alcolizzata, viene cacciata dalla famiglia. Finirebbe allo sbando se non fosse per Laure, una donna più anziana di lei con tendenze filantropiche. Troppo filantropiche, al punto che Betty finisce con il trasformarsi in una vera e propria sciagura per la mite Laure. 
Il fulcro del romanzo di Simenon da cui Chabrol (anche sceneggiatore) trae questo film risiede tutto nel complicato rapporto Laure-Betty, approfondito sul piano psicologico in maniera mirabile. Molto più che un semplice rapporto fra vittima e carnefice, perchè Betty non è solo sadica, ma anche masochista, tenta di distruggere l'altrui vita esattamente quanto la propria. Catturato dalle maglie di una narrazione stratificata, labirintica e complessa – che piuttosto che ricostruire il passato definisce il futuro – il compiaciuto autodistruggersi di Betty si fa espressione di una sorta di vampirismo esistenziale che non contempla alcuna forma di pietismo, giacché il dolore non rende innocenti… Nonostante tutto, il personaggio suscita quella certa strana simpatia che si è portati a provare per le persone che ci sembrano sfortunate; cosicché Chabrol riesce abilmente a condurre lo spettatore verso un amarissimo finale a sorpresa . Buona la coppia di protagoniste, Marie Trintignant e Stephane Audran, quest'ultima moglie del regista e spesso presente nei suoi film, fin dagli esordi. Ma non è l'unico nome di famiglia nel cast: c'è anche un ruolino per Thomas (figlio) Chabrol, le musiche come di consueto sono affidate a Matthieu (altro figlio) Chabrol e anche Aurore (nuora) Chabrol ha un incarico tecnico, a quanto si apprende dai titoli di testa. Betty è un lavoro molto chabroliano nelle atmosfere rarefatte di indagine psico-antropologica.
Kapu

1 commento:

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