Un film di Liliana Cavani. Con Umberto Orsini, Philippe Leroy, Virna Lisi, Dominique Sanda, Erland Josephson, Robert Powell, Amedeo Amodio, Elisa Cegani, Roberto Bruni, Carmen Scarpitta,Nicoletta Machiavelli, Clara Colosimo, Renato Scarpa, Carlo Colombo, Mircha Carven, Clara Algranti, Francesca Muzio, Vinicio Diamanti, Heinz Kreuger, Ritza Brown
Una donna e due uomini tentano la costruzione di un triangolo sentimentale nella Roma di fine Ottocento. Ma i lati congiunti presto si separano in rette schizzate: uno diventa omosessuale, l'altro impazzisce, e la donna vero motore della storia si ri fa una verginità protofemminista.
Checché se ne pensi, uno dei risultati più dignitosi del percorso artistico della sopravvalutata Liliana Cavani, regista più importante come regista donna all’interno di un cinema maschile come quello italiano che in quanto regista (così pure Lina Wertmuller). Argomento tostissimo e non esente da cadute di stile, il triangolo sadico-amoroso tra Friedrich Nietzsche (Erland Josephson di maniera), Paul Rée (Robert Powell con gli occhi strabuzzati del Gesù di Zeffirelli) e Lou von Salomé (Dominique Sanda agli ultimi fuochi della sua stagione di gloria) viene raccontato come se fosse un mèlo crepuscolare colto nel contesto del tramonto dell’occidente ottocentesco, una sorta di storia di fantasmi maledetti sulla scia non soltanto del pensiero filosofico del pezzo grosso del trio (quel Nietzsche che affermò la morte di Dio e mandò all’aria un sistema di credenza fino ad allora indiscutibile) ma anche delle atmosfere di fine impero e di fine epoca che avvolgono l’intero film, decadente quanto basta per affascinare con elegante morbosità. Puntellato da sequenze oniriche (sebbene, ad essere sinceri, il balletto inquietante dia l’idea di allungare il brodo) che si affastellano specialmente nella seconda parte, quando il limite tra realtà ed immaginario decade in nome dell’insana follia che in un modo o nell’altro tocca tutti i vertici del triangolo. Estetismo esasperato, viscontismi di seconda mano qua e là, reparto tecnico di gran lusso con la splendida fotografia di Armando Nannuzzi e il montaggio di Franco Arcalli (anche sceneggiatore con Italo Moscati e la Cavani, questi ultimi due già artefici del Portiere di notte) in primis, Virna Lisi (l’isterica e repressa sorella di Nietzsche) mastodontica.
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