Un film di Paolo Taviani, Vittorio Taviani. Con Marcello Mastroianni, Lea Massari, Mimsy Farmer, Laura Betti, Claudio Cassinelli, Benjamin Lev, Renato De Carmine, Stavros Tornes, Biagio Pelligra, Bruno Cirino, Raul Cabrera, Carla Mancini, Cyrille Spiga, Stanko Molnar, Luisa De Santis, Michael Berger, Alderice Casali, Ermanno Taviani, Raul Cabreta
Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 115' min. - Italia 1974.
Siamo all'inizio dell'Ottocento, in piena Restaurazione. Il nobile Fulvio Imbriani, di idee liberali, torna alla casa paterna dove - tra i ricordi dell'infanzia e gli agi della sua famiglia - dimentica l'impegno politico. I vecchi amici, però, si fanno presto rivedere e lo inducono a prendere parte a una spedizione nel Sud che dovrebbe sollevare la popolazione contro il governo borbonico...
Anticonsolatorio per eccellenza, il cinema dei fratelli Taviani (per lo meno quello del periodo più creativo e problematico del loro percorso artistico cha va dal ’62 ai primissimi anni ’80), poggia quasi sempre (soprattutto nelle opere più riuscite e compiute) su un epos lacerante che costringe prima di tutto lo spettatore a fare una riflessione profonda su ciò che vede rappresentato sullo schermo, poichè la partecipazione commossa agli avvenimenti (comunque sempre di forte presa), non è mai di tipo prettamente emotivo, ma scaturisce e deriva semmai da una inesauribile, tesa e prorompente inquietudine dialettica che determina (anche nel pensiero del pubblico che osserva dalla sala) un rapporto tutt’altro che passivo e stimola di conseguenza un raffronto critico e ragionato con i fatti e con le azioni non solo della storia, ma anche della contemporaneità. La restaurazione monarchica in Francia appare come un'epoca storica sradicata dalla realtà, di fronte alla quale l'umanità, stranita, si frantuma e si disperde nel vento, che la trasporta lontano dal suo passato e dai suoi ricordi. La caduta degli ideali del 1789 – sotto i colpi di spietata una caccia agli uccelli della libertà – induce il protagonista Fulvio Imbriani a ripiegare su un senso primordiale, egoistico e vile di felicità, che si rivelerà, al pari della rivoluzione, foriero di morte e di dolore. I personaggi di questa storia si dibattono nella vanità di un presente che sembra sospeso nel tempo, scollato dalla successione degli eventi, senza valori certi a cui attingere, e senza obiettivi raggiungibili.Come in tutti i film dei Taviani degli anni '70, la metafora storica serve a una riflessione sulla condizione dell'Italia contemporanea. Per l'equilibrio tematico e il rigore formale siamo di fronte a una delle prove più convincenti dei registi toscani. Straordinari gli interpreti.
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