Un film di Claude Chabrol. Con Antonio Passalia, Stéphane Audran, Jean Yanne Titolo originale Le Boucher. Poliziesco, durata 95' min. - Francia 1969
Il macellaio Popaul, duramente segnato dall'esperienza della guerra, crede di trovare una compagna nella maestra del paese Hélène, ma questa rifiuta di impegnarsi in un rapporto che vada oltre la semplice amicizia. Quando vengono ritrovati i cadaveri di alcune giovani donne, Hélène capisce che l'assassino è...
Ad un tratto, la tranquilla vita di paese viene sconvolta da una serie di efferati omicidi che fanno pensare alla possibile presenza di un serial killer. Sullo sfondo di un tipico ambiente di provincia, Claude Chabrol sviluppa un intreccio che passa dal melò al noir con elegante disinvoltura, con un occhio fisso sull'incontro di due solitudini che fa affiorare il ritorno di un sentimento amoroso probabilmente salvifico sia per Hèlène che per Popaul, e un'altro attento al sangue versato da innocenti fanciulle che riporta l'attenzione sulla brutale istintività delle pulsioni umane più violente. Amore e morte convivono con estrema naturalezza dunque, presupponendo nella loro intima coesistenza la presenza ingombrante di un passato duro a cadere nell'oblio, carico di cattivi pensieri e colmo di ferite che non si chiudono. Benchè il personaggio del macellaio sia facilmente leggibile, Chabrol ne fa un contraddittorio e problematico antieroe, facente parte di quella comunità assente e incredula, mentre l'interesse maggiore lo riveste Helene, la direttrice. La sua paura di amare deriva da un rapporto d'amore finito male anni prima e limita la possibilità di nuovi rapporti affettivi. Helene come detto appare come una donna emancipata, fuma per strada, vive da sola, proviene da un contesto lontano e diverso dal paesino in cui si trova. Dall'altra parte accetta passivamente la corte di Popaul come se fosse obbligata a farlo, come se fosse rassegnata all'esistenza del solo amore senza coinvolgimento nè sentimento, fatto solo di carne. Quando esplicita la sua diversità dal macellaio la situazione precipita fino all'emblematico finale dove sullo sfondo appare il paesaggio per la prima volta sfuocato e incerto. Helene posa il suo sguardo senza nessun obiettivo da mettere a fuoco, chiedendosi senza poter rispondere, se sacrificando sè stessa a Popaul si sarebbero evitate le tragedie seguenti. Chabrol ne fa una moderna Giovanna d'arco votata a un supplizio ma incapace di sostenerlo, trasfigurandone la figura che forse da lì in avanti può sentirsi parte integrata della comunità. E a Chabrol per fare de "Il tagliagole" una riflessione sulla natura violenta della società che arma la mano dei suoi potenziali carnefici. Con l'eleganza sorniona di sempre, usando il "genere" per parlare dell'uomo, della politica e, come in questo caso, condannare a suo modo l'abitudine primitiva di farsi la guerra.
tres