martedì 25 giugno 2013

BEFORE SUNSET - PRIMA DEL TRAMONTO (Richard Linklater)

Locandina Before Sunset - Prima del tramonto

















Un film di Richard Linklater. Con Ethan Hawke, Julie Delpy, Vernon Dobtcheff, Louise Lemoine Torres, Rodolphe Pauly,Mariane Plasteig, Diabolo
Titolo originale Before sunset. Sentimentale, durata 80 min. - USA 2004. uscita venerdì 19 novembre 2004

 Li avevamo lasciati 9 anni fa a Vienna dopo una sera e una notte trascorsa insieme e un amore nato e rinviato ad un appuntamento qualche mese dopo. Li abbiamo ritrovati alla Berlinale (dove "Prima dell`alba" vinse l'Orso d'argento nel 1994) Jesse e Celine. Jesse e` sposato e ha figli ed e` diventato uno scrittore proprio raccontando la storia di nove anni prima. A una presentazione del libro a Parigi arriva anche Celine che si e' riconosciuta nella protagonista. I due passeggiano per le vie di una Parigi semideserta. Parlano di`se` di quanto sono rimasti uguali al se stessi di allora e di quanto sono cambiati. Ancora una volta hanno poche ore perche` Jesse ha un posto prenotato in aereo. Cosa succedera`. Decisamente migliore del precedente questo capitolo due (cosa che non era successa ad esempio al Lelouch di "Un uomo, una donna vent` anni dopo") con un ritmo assolutamente avvolgente in un`atmosfera "alla Rohmer senza Rohmer". Grazie a una sceneggiatura mai retorica o romanticheggiante e grazie, soprattutto, a due attori che reggono i lunghi primi piani e tutto il film sulle loro spalle, Linklater ci regala un piccolo gioiello su come si fa cinema parlando dei sentimenti senza scivolare nella soap opera e senza imitare i maestri. Ci offre poi un finale assolutamente `giusto` in cui ci lascia liberi di decidere non rinunciando a suggerire.

tres

IO E TE (Bernardo Bertolucci)

Locandina Io e te












Un film di Bernardo Bertolucci. Con Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Pippo Delbono, Veronica Lazar Drammatico, durata 97 min. - Italia 2012. - Medusa uscita giovedì 25 ottobre 2012

 Il quattordicenne Lorenzo ha palesi difficoltà di rapporto con i coetanei tanto che si avvale dell'aiuto di uno psicologo. Un giorno coglie al volo un'occasione unica: finge di partire per la settimana bianca con la sua classe mentre invece si rifugia nella cantina di casa con una ben organizzata scorta di cibarie e le letture preferite. Non sa che di lì a poco proprio nel suo dorato rifugio irromperà Olivia, la sorellastra venticinquenne che non vede da lungo tempo. Olivia è tossicodipendente e sta tentando di ripulirsi. Nel frattempo soffre di crisi di astinenza e non fa nulla per lasciare tranquillo Lorenzo.
Bernardo Bertolucci torna a fare cinema dopo una lunga assenza causata dalle conseguenze della malattia che lo ha costretto su una sedia a rotelle. Se il suo sguardo non può più avvalersi direttamente della posizione eretta il suo cinema sembra avvantaggiarsene. È come se il suo occhio interiore avesse deciso di mettersi al livello dei giovani soggetti presi in considerazione invece di guardarli dall'alto di una memoria troppo vincolata dalla forma come in The Dreamers.
Grazie a un casting accurato, che gli ha permesso di scegliere due corpi e due volti che si imprimono immediatamente nella memoria dello spettatore, Bertolucci può tornare a uno dei suoi temi preferiti: quello dell'irruzione di un elemento esterno (sia esso storico o individuale) che mette in discussione uno status quo imponendo una revisione totale di ciò che si riteneva acquisito o l'esplosione di ciò che era stato accuratamente ricoperto da ipocrisie o autoconvincimenti. A differenza delle formiche dalla vita sociale rigidamente strutturata Lorenzo e Olivia sono due personalità che hanno cercato, ognuna a suo modo, di sfuggire al vivere comune. Sarà una cantina (luogo delegato alla paura e/o alla morte nel cinema di genere) a riaprirli se non al mondo almeno alla possibilità di prendere in considerazione opzioni diverse. Se Lorenzo, come un armadillo in gabbia, era convinto di salvarsi compiendo un ripetitivo percorso solitario, Olivia aveva cercato di annullarsi nel confondersi con i muri ai quali sovrapponeva la propria immagine fotografica. Una polvere simile alla calce di quegli stessi muri ma dai micidiali effetti aveva invece cominciato a confondersi con lei finendo per confonderla.
Bertolucci, in un prologo in cui accenna a un immaginario rapporto incestuoso madre/figlio, sembra voler prendere le distanze da un certo suo cinema avviluppato su se stesso (vedi La luna) per affermare la necessità di guardare invece alle tante (troppe) solitudini di cui il mondo adulto a volte sembra non cogliere la confusa ma pressante richiesta di aiuto. Se questo è l'inizio di una nuova fase del suo fare cinema non le si può che dare il benvenuto.

tres 

CUORE SACRO (Ferzan Ozpetek)

Locandina Cuore sacro












Un film di Ferzan Ozpetek. Con Barbora Bobulova, Andrea Di Stefano, Lisa Gastoni, Caterina Vertova, Massimo Poggio,Camille Dugay Comencini, Luigi Angelillo, Erika Blanc
Drammatico, - Italia 2005. uscita venerdì 25 febbraio 2005

 I poveri sono poveri e a noi dispiace, ma che possiamo farci?"
Così chiosava, in maniera cinica ma realistica, Anthony Hopkins in Casa Howard di James Ivory. Parecchi lustri dopo, il regista più (positivamente) costante degli ultimi anni, prova a dare una risposta molto personale al problema che affligge l'umanità dai suoi albori: il divario tra i ricchi ed i poveri. Il problema resta, come ovvio irrisolto, e, ahimè, il trend positivo di Ozpetek s'interrompe bruscamente. Cuore Sacro, è infatti il peggior film del regista turco, una pellicola affossata da uno script troppo confuso, realizzata in maniera frettolosa e dalla morale finale ampiamente discutibile.
I difetti oggettivi del film sono tutti formali. La messa in scena è barocca e sfarzosa, ha delle belle trovate stilistiche, che ammiccano dichiaratamente al portato religioso che Ozpetek, generalmente sensibile, inserisce in tutte le sue realizzazioni, ma appaiono meri esercizi retorici, privi di spessore etico e morale.
Gli attori sono pessimi. La Bobulova si muove sulla scena con la grazia di un cetaceo spiaggiato ed agonizzante, la giovane Comencini è un monumento vivente all'insopportabilità, mentre gli altri personaggi, sono mere comparse e spariscono di fronte alla sistematica presenza in scena della protagonista che invade silenziosamente ogni ripresa, ogni inquadratura.
Fiacco, insostenibile il ritmo del film: sopravvivere alla parte centrale metterebbe a dura prova un monaco zen al più alto grado di imperturbabilità, con la musica di Guerra che sottolinea ogni passaggio con fare tronfio e rimbombante e la macchina da presa che indugia senza pietà sul bel volto della Bobulova senza un motivo apparente, se non quello di cogliere l'assoluta vacuità delle sue espressioni. I personaggi vanno e vengono, non c'è un minimo di approfondimento, sono presi e buttati via. La climax francescana che è posta come prefinale appare banale e ridondante e il discorso del prete (la Chiesa ne esce a pezzi, e questo è l'unico punto condivisibile) è un campionario di luoghi comuni. Atroce infine il "colpo di scena finale", con tanto di reincarnazione... Qui finisce l'elenco delle storture della pellicola, già bastanti a decretare un pollice verso senza se e senza ma.
Sicuramente non era intenzione del regista approntare un quadro documentaristico o credibile dell'intera vicenda, ma la coltre di noia che avvolge Cuore Sacro, la sua totale incapacità di emozionare, lo scarso appeal dei personaggi, porta a considerare l'opera un poderoso passo falso.
C'è poco da fare: i sensi di colpa borghesi sono irritanti e le loro analisi non portano a nulla, quindi perché insistere?

tres 

GRAN TORINO (Clint Eastwood)

Locandina Gran Torino












Un film di Clint Eastwood. Con Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley, John Antony,

Azione, durata 116 min. - USA 2008. - Warner Bros Italia uscita venerdì 13 marzo 2009.

 Walt Kowalski ha perso la moglie e la presenza dei figli con le relative famiglie, al funerale non gli è di alcun conforto. Così come non gli è gradita l'insistenza con cui il giovane parroco cerca di convincerlo a confessarsi. Walt è un veterano della guerra in Corea e non sopporta di avere, nell'abitazione a fianco, una famiglia di asiatici di etnia Hmong. Le uniche sue passioni, oltre alla birra, sono il suo cane e un'auto modello Gran Torino che viene sottoposta a continua manutenzione. La sua vita cambia il giorno in cui il giovane vicino Thao, spinto dalla gang capeggiata dal cugino Spider, si introduce nel suo garage avendo come mira l'auto. Walt lo fa fuggire ma di lì a poco tempo assisterà a una violenta irruzione dei membri della gang con inatteso sconfinamento nella sua proprietà. In quell'occasione sottrarrà Thao alla violenza del branco ottenendo la riconoscenza della sua famiglia.
Clint Eastwood non smette mai di stupirci. Dopo averci narrato di Iwo Jima vista dai due fronti e di un'altra intrusione dello Stato nella vita degli individui (Changeling) ci immerge ora nel privato di un uomo che ha fatto dell'astio nei confronti dei diversi da sé (siano essi asiatici, neri o più semplicemente giovani) la sua ragione di vita. Si è murato vivo nella sua casa e la prima pietra dell'edificio è stata collocata a metà del secolo scorso quando ha conosciuto la violenza e la morte in Corea. Il suo personaggio si chiama (e lo ribadisce al fine di evitare appellativi troppo confidenziali) Kowalski.
Eastwood ha una cultura cinematografica così vasta da non poter aver scelto a caso questo cognome. Stanley Kowalski era il brutale protagonista di Un tram che si chiama desiderio da Tennessee Williams interpretato da un Marlon Brando al suo top. Anche Walt è brutale, in maniera così rozza che nessuno fa quasi più caso alle sue offese di stampo razzista. È come se, ormai anziano, il mondo attorno a lui gli facesse percepire la sua inutilità anche da quel punto di vista. Il suo andare sopra le righe ad ogni minima occasione lo apparenta con l'altrettanto anziana vicina di casa asiatica che sa solo inveire e lamentarsi sul portico di casa.
Saranno però i giovani 'diversi' (Thao e sua sorella Sue) ad aprire una breccia nelle sue difese. Hanno l'età dei detestati nipoti ma, a differenza di loro, hanno saputo conservare dei valori che l'Occidente non si è limitato a dimenticare ma ha addirittura rovesciato. Una parte della critica americana ha deriso il 'buonismo' di questo film e chi non lo ha attaccato si è spesso trincerato dietro la fredda analisi che vorrebbe trovare in Kowalski una sintesi dei personaggi interpretati nella sua lunga carriera dall'attore. Può anche essere ma Eastwood non è un regista che assembla ruoli per cinefilia compiaciuta o per autoesaltazione.
Walt è un personaggio sicuramente nella linea di quelli da lui già portati sullo schermo ma è molto più complesso di quanto non possa apparire a prima vista. Il suo rapporto con l'auto e con le armi (straordinario e determinante il segno di pollice e indice a indicare la pistola come nei giochi dei bambini) ma anche quello con l'unico essere umano che si potrebbe definire suo amico (il barbiere) sono solo alcuni degli elementi che, insieme all'insorgere della malattia, costituiscono il mosaico della personalità di un protagonista non facile da dimenticare.

tres

C' ERA UNA VOLTA UN MERLO CANTERINO (Otar Iosseliani)


Un film di Otar Iosseliani. Con Gela Kandelaki, Irina Gianderi Titolo originale Zilypev?iz droZd. Drammatico, b/n durata 80' min. - URSS 1973

 Ritratto di Ghia Agladze, giovane suonatore di timpani, individualista incorreggibile, pigro, facile a promesse che non mantiene, gentile ficcanaso, compagnone e sottaniere accanito, allergico a ogni scelta che impegni l'avvenire. È, insomma, uno che gira a vuoto. Film georgiano che ha il merito di essere modellato non soltanto sul comportamento, ma sul ritmo del suo personaggio (parzialmente autobiografico), seguito dalla cinepresa nei suoi andirivieni con una disinvolta scioltezza che diventa spesso sapienza di osservazione.

tres

A ME LA LIBERTA' (René Clair)



Locandina A me la libertà












Un film di René Clair. Con Henri Marchand, Raymond Cordy, Paul Olivier, Rolla France, Jacques Shelly, André Michaud, Germaine Aussey, Léon Lorin, William Burke, Vincent Hyspa Titolo originale A nous la liberté. Commedia, Ratings: Kids+16, b/n durata 104' min. - Francia 1931

 In carcere Emile si sacrifica per l'amico Louis, aiutandolo a fuggire. Tempo dopo si ritrovano, il primo operaio e il secondo padrone, ma in difficoltà, nella stessa fabbrica che sta per essere automatizzata. Partono insieme a fare i vagabondi, liberi. Considerato un "classico" degli anni '30, ma sopravvalutato anche nei suoi significati sociali che in Italia la censura fascista smorzò nel titolo. Oltre a quella delle banconote al vento, è famosa la breve sequenza della catena di montaggio che ispirò Chaplin per Tempi moderni (1936). Notevoli i contributi di Georges Auric (musiche) e Lazare Meerson (scenografie). La produttrice Tobis, controllata dai nazisti, fece causa alla United Artists per plagio, ma Clair si dissociò.

tres

I GIORNI DEL CIELO (Terrence Malick)

Locandina I giorni del cielo












Un film di Terrence Malick. Con Brooke Adams, Richard Gere, Sam Shepard, Linda Manz, Robert Wilke Titolo originale Days of Heaven. Drammatico, durata 95' min. - USA 1978

Inizio '900: una coppia di amanti e una ragazzina lasciano Chicago per lavorare in una piantagione del Texas. L'uomo induce l'amante a sposare il proprietario delle terre. Storia di anime dannate nella cornice di una saga rurale in cui i paesaggi del Texas (trovati in Canada) sono esaltati dalla splendida fotografia di Nestor Almendros che ebbe un Oscar. Emozionante. Accattivante partitura di Ennio Morricone che ebbe la nomination all'Oscar. Spicca Shepard, malinconico feudatario. Premio della regia a Cannes.

tres                

L'ALBATROSS, OLTRE LA TEMPESTA (Ridley Scott)



Un film di Ridley Scott. Con Jeff Bridges, Caroline Goodvall, John Savage, Scott Wolf, James Rebhorn, Caroline Goodall Titolo originale White Squall. Avventura, Ratings: Kids+16, durata 115' min. - USA1995.

Anno 1960. Per tredici studenti dell'Ocean Academy (una scuola di vela) inizia la parte più difficile del corso. In compagnia dell'enigmatico skipper Christopher Sheldon, i ragazzi dovranno passare un anno intero in mare, veleggiando tra i Caraibi e il Pacifico meridionale. Un'esperienza molto dura, funestata da un terribile incidente: durante una tempesta marina, la nave affonda causando la morte di quattro studenti e i due membri dell'equipaggio. I sopravvissuti dovranno affrontare un delicato problema: il naufragio è stato causato dall'imperizia del comandante? Un vero e proprio processo interno al gruppo dovrà dirimere il problema. 
Su sceneggiatura di Todd Robinson, ispirata a una storia vera, è, in cadenze di cronaca, un film epico senza eroi, un racconto di formazione sul tema della conquista della responsabilità che ha il suo acme nell'emozionante sequenza del naufragio e la sua catarsi alla fine in un'aula giudiziaria. Scott firma una pellicola ad alto tasso emotivo, con buona introspezione dei personaggi.. Film non memorabile ma comunque ben fatto, si ricorda soprattutto per le belle scenografie e il bellissimo veliero. Le scene in mare sono molto suggestive e cosa che più conta autentiche (eccetto ovviamente per la sequenza dell'affondamento, probabilmente girata con un modellino ma sempre realistica).
Kapu

L'APPARENZA INGANNA (Francis Veber)



Un film di Francis Veber. Con Daniel Auteuil, Gérard Depardieu, Thierry Lhermitte, Michèle LaroqueMichel Aumont, Jean Rochefort Titolo originale Le Placard. Commedia, durata 84 min. - Francia 2000.

Per evitare il licenziamento, un impiegato si finge gay.
François Pignon è un noioso contabile che rischia di perdere il posto; Félix Santini è il collega macho che lo perseguita; Belone è il vicino di casa di François, che gli dà l'idea geniale per salvarsi: fingersi omosessuale. La ditta infatti produce preservativi, e non oserà mai licenziare un gay...
Il film più famoso del talentuoso regista francese Francis Weber è un'elegante, surreale ed intelligente presa in giro dei pregiudizi legati all'omosessualità, tuttora parecchio attuale. Francis Veber può sembrare un regista di commediole leggere, invece è un genio. Questo suo film può apparire pieno di cliché: invece è un’opera che coscientemente mette in scena dei cliché per vedere come funzionano, come condizionano i rapporti inter-personali e le leggi del vivere sociale. Alla fine, il vero cliché siamo noi che guardiamo. “L’apparenza inganna” è il nostro specchio, anche se è meno travolgente e originale del precedente capolavoro di Veber, “La cena dei cretini”. Il film gioca sul “politicamente corretto” e su tutti i suoi cascami. L'apparenza inganna è un film breve (dura circa 80 minuti), dal meccanismo comico implacabile in cui neanche una scena è sprecata. E come satira di un mondo in cui l'apparire conta molto più dell'essere è perfettamente calibrata. Tutti gli attori sono mirabili, il copione è semplicemente perfetto. Se poi Veber può sembrare poco "visivo", è appena il caso di ricordare che anche gente come Hawks e Wilder teorizzava la regia "invisibile".
Kapu

C'ERA UNA VOLTA LA CITTA' DEI MATTI... (Marco Turco)




La storia di Franco Basaglia, per dire che la follia fa parte di tutti noi.
Franco Basaglia (Fabrizio Gifuni) è un giovane psichiatra, insegnante dell'università di Venezia. Personalità forte e indipendente, alle prime piccole ribellioni accademiche, viene mandato in esilio a dirigere l'ospedale psichiatrico di Gorizia. Il contatto con il sistema 'sanitario' del manicomio lo traumatizza al punto da imporre l'eliminazione di ogni tipo di contenzione fisica e la sospensione delle terapie di elettroshock. Con il sostegno della moglie Franca Ongaro (Sandra Toffolati), rompe il muro divisorio tra maschi e femmine, apre le porte del giardino e organizza assemblee democratiche dove tutti (medici, infermiere, pazienti) possono esprimersi liberamente. Così pazienti (tra i quali spiccano Margherita e Boris) e personale medico si uniscono nella stessa battaglia contro la carcerazione del manicomio per riacquistare l'umanità perduta. Dal piccolo gesto di una carezza iniziale alla vittoria politica con il varo della legge 180/78, da Gorizia a Parma, fino al ritorno a Trieste, la battaglia di Basaglia è stata una pazzia rivoluzionaria. 
Prima di tutto un'affermazione di gioia. Fa davvero piacere vedere come un gruppo di attori bravissimi, un regista capace e un'idea interessante possano trovare spazio anche in ambito televisivo, senza dover cedere al potere decisionale dell'audience. Lo spirito ribelle di Basaglia è anche quello del regista Marco Turco che è riuscito a realizzare una fiction ricca di emozioni, mai banale e scontata. E coraggiosa perché ci mostra, senza esagerare in furbi patetismi, la dura e sconvolgente realtà dei manicomi, fatta di torture, camicie di forza e gabbie, e il suo progressivo smantellamento, senza dimenticare le difficoltà e gli scontri sociali. "La follia è una condizione umana" - dice Basaglia - "in noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione". La rivoluzione culturale e sociale che ha comportato la liberazione dei malati prima, e l'applicazione della legge 180/78 poi, è una delle battaglie (anche politiche) più umane che siano state fatte negli ultimi cinquant'anni di storia italiana. Fabrizio Gifuni aderisce intimamente al personaggio, lo rende umano nei pregi e nei difetti, nella passione per gli studi come nelle distrazioni familiari, nella cura dei malati come nell'insicurezza di un progetto idealista difficile da portare a termine. La follia non va eliminata ma accettata e lo sguardo di chi ci chiede aiuto deve essere solo un punto di partenza per aspirare a un sogno di libertà a cui tutti possono avere accesso. "Andiamo a rubare i denti ai morti, tanto a loro non servono più", ci dice un malato del manicomio di Gorizia, rimasto senza dentatura a causa dell'elettroshock. In quella disperata richiesta c'è una voglia di vivere ammirevole. Quando c'è non va soffocata, né con la forza, né con le parole.
Kapu

TUTTI PAZZI PER L'ORO (Andy Tennant)

Locandina Tutti pazzi per l'oro












Un film di Andy Tennant. Con Matthew McConaughey, Kate Hudson, Donald Sutherland, Ewen Bremner, Alexis Dziena,  Kevin Hart, Ray Winstone
Titolo originale Fool's Gold. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 113 min. - USA 2008. - Warner Bros Italia uscita mercoledì 23 aprile 2008

Finn e il suo aiutante Alfonz sono a caccia di tesori e proprio per questo i guai non mancano. Finn è convinto che sia possibile individuare la localizzazione di un antico galeone spagnolo carico di preziosi. Per fare questo però deve convincere qualcuno ad aiutarlo. Ci prova con l'ex moglie Tess con scarsi risultati fino a quando, per una rocambolesca vicenda, la incontra nuovamente sullo yacht di un riccone, Nigel Honeycut, il quale si interessa al possibile ritrovamento anche per movimentare un po' le giornate della figlia Gemma che è andata a trovarlo non certo di buon grado. La caccia può avere inizio. Ma ci sono altri interessati ai forzieri.
Matthew McConaughey e Kate Hudson avevano già fatto brillantemente coppia in Come farsi lasciare in 10 giorni. Non sempre l'idea di riproporre un'accoppiata di successo funziona. Neppure se c'è un regista come Tennant che ultimamente ci aveva proposto un piacevole Hitch. Perché? Perché alla base c'è sempre la sceneggiatura e qui purtroppo lo script è ondivago come l'Oceano su cui è ambientata la vicenda. Perché Tutti pazzi per l'oro inizia come se fosse uno scanzonato film d'azione, si trasferisce sul versante coppia in crisi per poi tornare, dopo un nuovo inserto rocambolesco a caccia di un cappello, al tema principale (la ricerca del tesoro). In tutto questo andirivieni di stili si rischia che lo spettatore (sia quello cinematografico che quello futuro televisivo) si disinteressi alle vicende. Mentre invece il film di Tennant gode di un'ultima mezz'ora in cui l'azione finalmente domina e può divertire. A fianco dei due protagonisti (per signore e signorine i muscoli di McConaughey sono sempre in bella vista mentre l'energia comica della Hudson è sottoutilizzata) troviamo un Donald Sutherland che sembra guardarsi intorno chiedendosi perché il suo agente lo abbia infilato in questo film e Alexis Dziena. La quale merita un discorso a parte. Sicuramente molti appartenenti al sesso maschile la ricordano per la sua apparizione di adolescente 'nature' dinanzi allo sguardo fissamente stupito di Bill Murray in Broken Flowers. Qui, nel ruolo della figlia di Sutherland, riscatta tutte le bionde di questa Terra dallo stereotipo del 'bionda e oca'. Sono poche le bionde cinematografiche più stupide della sua bruna Gemma. Era ora che la vendetta si compisse.

tres

LOLITA (1997 Adrian Lyne)

Locandina Lolita












Un film di Adrian Lyne. Con Jeremy Irons, Melanie Griffith, Frank Langella, Dominique Swain, Suzanne ShepherdKeith Reddin, Erin J. Dean, Joan Glover, Pat Pierre Perkins, Ed Grady, Michael Goodwin, Angela Paton, Ben Silverstone, Emma Griffiths Malin, Ronald Pickup
Drammatico, durata 133' min. - USA 1997.

Furbo praticante dell'erotismo soft, A. Lyne illustra il romanzo di V. Nabokov con un film lascivo, molle, decorativo, di patinata eleganza, che nella parte finale scade nel turpe. Kubrick aveva accentuato la dimensione umoristica e grottesca di Nabokov col ritratto ora feroce ora pietoso della madre di Lolita e specialmente col cinico, esuberante fregolismo di Clare Quilly-Peter Sellers. Lyne toglie spazio e peso a entrambi, togliendo anche quel velo di umorismo che nel romanzo rende ancora più dolorosa la passione. E fa sbagliare un'interpretazione a un attore del calibro di J. Irons.AUTORE LETTERARIO: Vladimir Nabokov

tres              

LOLITA (1962 Stanley Kubrick)

Locandina Lolita

















Un film di Stanley Kubrick. Con James Mason, Shelley Winters, Sue Lyon, Gary Cockrell, Jerry Stovin,  Peter Sellers, Diana Decker, Lois Maxwell, Cec Linder, Bill Greene, Shirley Douglas, Marianne Stone, Marion Mathie, James Dyrenforth, Maxine Holden, John Harrison
Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 152' min. - Gran Bretagna, USA 1962

Dal romanzo (1955) di Vladimir Nabokov: intellettuale cinquantenne si fa mettere i sensi in fantasia da un'aizzosa quattordicenne e, per starle vicino, ne sposa la madre vedova. È una passione senza speranza, un gorgo nel quale sprofonda fino all'omicidio. Poco apprezzato dalla maggior parte dei pedanti critici dell'epoca, il 1° film britannico di Kubrick migliora ogni anno che passa: anche a livello stilistico e drammaturgico, la scrittura filmica rivela le sue qualità, reggendo il confronto con la capziosa prosa di Nabokov. Più che un dramma, è una inventiva e persino divertente commedia nera in cui si riconoscono diversi temi del successivo cinema kubrickiano. Recitazione ad alto livello con un Sellers straordinario nel suo proteiforme istrionismo. Durante le riprese la Lyon aveva 13 anni, ma col suo sessappiglio ne dimostrava 3 o 4 in più. Ridistribuito in Italia nel 1998. Rifatto nel 1997.AUTORE LETTERARIO: Vladimir Nabokov

tres              

SHINING (Stanley Kubrick)


Poster Shining  n. 2
Un film di Stanley Kubrick. Con Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd, Scatman Crothers, Barry Nelson,  Philip Stone, Joe Turkel, Anne Jackson, Tony Burton, Lia Beldam, Billie Gibson, Barry Dennen, Lisa Burns, Louise Burns, David Baxt, Manning Redwood, Lia Beldman, Alison Coleridge
Titolo originale The Shining. Horror, durata 146' min. - USA 1980. - VM 14

Dal romanzo (1977) di Stephen King: sotto l'influenza malefica dell'Overlook Hotel sulle Montagne Rocciose dove s'è installato come guardiano d'inverno con moglie e figlio, Jack Torrence sprofonda in una progressiva schizofrenica follia che lo spinge a minacciare di morte i suoi cari. Più che un film dell'orrore e del terrore, è un thriller fantastico di parapsicologia che precisa, dopo 2001: odissea nello spazio e Arancia meccanica, la filosofia di S. Kubrick. L'aneddotica di S. King diventa fiaba e rilettura di un mito, di molti miti, da quello di Saturno a quello di Teseo e del Minotauro, per non parlare del tema dell'Edipo. Il prodigioso brio tecnico-espressivo è al servizio di un discorso sul mondo, sulla società e sulla storia. Totalmente pessimista, Kubrick nega e fugge la storia, ma affronta l'utopia riaffermando che le radici del male sono nell'uomo, animale sociale, ma non negando, anzi esaltando, la possibilità di una riconciliazione futura, attraverso il bambino e il suo shining (luccicanza) e quella di una nuova e diversa concordia. Abbreviato di 4 minuti dallo stesso Kubrick. La durata di 120 minuti è quella di un'edizione italiana non approvata dal regista-produttore. Ottimo doppiaggio di Giancarlo Giannini per J. Nicholson.AUTORE LETTERARIO: Stephen King

tres

MATCH POINT (Woody Allen)

Locandina Match Point












Un film di Woody Allen. Con Jonathan Rhys-Meyers, Scarlett Johansson, Brian Cox, Emily Mortimer, Matthew GoodePenelope Wilton, Ewen Bremner, Alexander Armstrong, Paul Kaye, Mark Gatiss, Simon Kunz, Geoffrey Streatfield, John Fortune, Rupert Penry-Jones, Patricia Whymark, Anthony O'Donnell, Miranda Raison, Rose Keegan, Zoe Telford, Margaret Tyzack, Scott Handy, Emily Gilchrist, Selina Cadell, Georgina Chapman, Colin Salmon, Toby Kebbell, Steve Pemberton, James Nesbitt, Layke Anderson, Morne Botes, Dawn Murphy
Drammatico, durata 124 min. - USA, Gran Bretagna 2005. uscita venerdì 13 gennaio 2006

Chris Wilton è un tennista che ha rinunciato alla sua carriera e ora fa il maestro di tennis a Londra in un club di alto livello. Qui conosce il ricco Tom Hewett e sua sorella Chloe che si innamora subito di lui e del suo apparente interesse per la cultura. Il ricco padre dei due lo inserisce nella sua attività finanziaria e il matrimonio tra Chris e Chloe si avvicina. Ma Chris, che ha conosciuto la fidanzata di Tom (l'aspirante attrice americana Nola) e ne è rimasto irrimediabilmente attratto, quando la reincontra libera dal legame con il quasi cognato inizia con lei una relazione basata sulla passione. Il matrimonio avviene e Chloe desidera a tutti costi la maternità. A rimanere incinta è invece Nola che vuole che Chris lasci la moglie. Incapace di resistere alla pressione Chris escogita una via di fuga.
Non è bene raccontare altro del più articolato e fluido dei film recenti di Allen. Liberato ormai dal contratto spielberghiano e probabilmente costretto dalla difficoltà di trovare finanziamenti per i suoi film negli Usa, Woody compie un doppio salto mortale rispetto alla sua ormai più che consolidata tradizione narrativa. Lascia Manhattan per l'Upper Class londinese e (udite, udite) non ha nessun personaggio di origine ebraica nella sua sceneggiatura. Torna invece con forza sul tema dell'omicidio affrontato in modo magistrale ai tempi di Crimini e misfatti, ma soprattutto affronta con genialità anche visiva la questione della assoluta casualità del vivere umano. La sequenza che apre il film (e una sorpresa che non va svelata collocata molto più avanti) offrono, in modo estremamente simbolico e concreto al contempo, un'occasione di riflessione in materia. Woody Allen, come l'Araba Fenice, risorge ancora una volta dalle ceneri che detrattori troppo frettolosi gli avevano di recente e irrevocabilmente attribuito.

tres

OLTRE IL GIARDINO (Hal Ashby)



Un film di Hal Ashby. Con Shirley MacLaine, Melvyn Douglas, Peter Sellers, Jack Warden, John Harkins, Richard Basehart, Ruth Attaway, James Noble, Elya Baskin, Richard Dysart, Sandy Ward, Than Wyenn, Katherine De Hetre, Ned Wilson, Richard McKenzie, Gwen Humble, Arthur Rosenberg, Fredric Lehne, Jerome Hellman, Alice Mirson, Richard Seff, Arthur Grundy, Allen Williams,William Larsen, Villa Mae P. Barkley, Nell P. Leaman, Henry B. Dawkins, Fran Brill, Mitch Kreindel, Laurie Jefferson, Paul Marin, Dana Hansen, Janet Meshad, Hanna Hertelendy, Melendy Britt, Sam Weisman
Titolo originale Being There. Commedia, durata 130' min. - USA 1979

Le straordinarie doti di un "idiota" che potrebbe perfino diventare Presidente.
Chance ha vissuto sempre presso l'uomo che l'ha accolto da bambino: è buono, sa solo di giardinaggio e il resto lo conosce unicamente attraverso la Tv. Quando muore il suo benefattore e gli eredi lo buttano sulla strada, viene accolto in casa di un ricchissimo finanziere, consigliere del Presidente. Le sue frasi sul giardinaggio sono credute profonde metafore, ed eccolo al centro dell'attenzione economico-politica. 
Il penultimo film di Sellers è una favola di sottile ambiguità, con al centro un puro di cuore sbattuto in un mondo ostile. Un angelo che non conosce il male e che cammina sulle acque. Da un romanzo di Jerzy Kozinski. Graffiante commedia che mette in ridicolo parte del sistema diplomatico e politico dei nostri giorni.. 
Un film paradossale, che racconta un mondo che ha perso la realtà delle cose dove un giardiniere ritardato e analfabeta viene scambiato per un saggio e intellettuale, consigliere protetto dalle più alte cariche, e forse futuro presidente degli usa. Una bella parodia su una società che vede solo quello che vuole vedere, con la vista annebbiata e distaccata dalla realtà. Occhio ai titoli di coda: i nomi di alcuni dei personaggi minori sono seguiti da perifrasi, a volte buffe, che illustrano la loro funzione all’interno della storia (che è poi la stessa cosa che facciamo quando non ricordiamo i personaggi: “quello che fa...”, “quello che dice...”).
Kapu

PIOVONO PIETRE (Ken Loach)



Un film di Ken Loach. Con Bruce Jones, Julie Brown, Gemma Phoenix, Ricky Tomlinson, Tom Hickey, Mike Fallon, Ronnie Ravey, Lee Brennan, Karen Henthorn, Christine Abbott, Geraldine Ward, William Ash, Matthew Clucas, Anna Jaskolka, Jonathan James, Anthony Bodell, Bob Mullane, Jack Marsden
Titolo originale Raining Stones. Commedia, durata 93 min. - Gran Bretagna 1993

Un drammatico spaccato della classe lavoratrice inglese tra rabbia e speranza.
Operaio disoccupato sempre in cerca di lavoretti per rimediare qualche sterlina, Bob si vede derubato anche del furgone. Compera un vestitino nuovo alla figlia per la prima comunone dicendo alla moglie di aver vinto i soldi alle scommesse. In realtà li ha chiesti a Tansey, lo strozzino del quartiere, che infatti piomba in casa reclamando il debito. Bob lo insegue e lo affronta ma Tansey fugge, sbanda con l'auto e si schianta morendo. Bob vuole costituirsi, ma padre Barry lo sconsiglia.
Piovono pietre è la conferma della statura autoriale di Loach, regista politico e sociale, da sempre rivolto a un cinema impegnato, civile, che guarda alle fasce economiche più basse della società inglese con occhio quasi documentario, il più imparziale possibile, senza voler giudicare o tantomeno genericamente recriminare. Tutto ciò che accade nei suoi film ha un perchè. questa è la storia di un operaio che perde il lavoro e non riesce a trovarne un altro, e che anche qualora lo trovasse sa perfettamente che dovrà sempre fare i conti con le 'pietre' che gli piovono dall'alto: dalla politica che si disinteressa della 'working class', da un mercato del lavoro in ristagno, dalle istituzioni assenti, dalla malvagità dei soliti approfittatori (l'usuraio, come un avvoltoio, attende le disgrazie e il bisogno d'aiuto altrui) e anche dalla religione. La velata - in effetti neanche poi tanto, diciamo indiretta - critica alla fede, spesso cieca e di nessun conforto, anzi in grado soltanto di peggiorarci la vita, è un elemento nuovo nell'etica di Loach; la retorica proletaria volta ad affrontare la vita con atteggiamento kafkiano (pessimismo e sensi di colpa) è invece una sua costante già apprezzata nei lavori passati. Grazie a questo film Loach ritrova la fiducia nel cinema, abbandonato dopo alcuni lavori passati immeritevolmente inosservati alla fine dei Sessanta e nei primi Settanta (Kes, Family life), per approdare alla televisione (in cui aveva cominciato, a metà dei Sessanta) fino all'exploit di Riff raff del 1991. Dopo questa conferma, Loach comincerà a licenziare film alla media di quasi uno all'anno per due decadi. Bravo il protagonista Bruce Jones, all'esordio; sceneggiatura di Jim Allen, che per il regista aveva già scritto L'agenda segreta (1990); musiche di Stewart Copeland, ex Police.
Kapu

RIFLESSI IN UNO SPECCHIO SCURO (Sidney Lumet)


Un film di Sidney Lumet. Con Sean Connery, Trevor Howard, Ian Bannen, Vivien Marchant Titolo originale The Offence. Drammatico, durata 112' min. - Gran Bretagna 1973

Un agente di polizia sulle tracce di un feroce assassino.
Un maniaco si aggira nei dintorni di una scuola aggredendo le bambine che tornano a casa da sole da scuola. Nonostante la fitta rete di protezione organizzata dal sergente Johnson, la dodicenne Jane viene seviziata. A questo punto la polizia, non essendo riuscita ad ottenere informaziono dalla piccola, setaccia tutta la zona circostante la scuola. Nel corso dei pattugliamenti viene fermato Kenneth, un ragazzo che si aggira nottetempo quasi in delirio per le vie della città. Nel corso degli interrogatori a cui viene sottoposto Kenneth muore per le percosse ricevute. Accusato è l'agente Johnson. 
Un thriller in cui la parola ferisce più di qualsiasi arma.Connery in un ruolo totalmente diverso da quello a cui è abituato lascia stare il fioretto e tira fuori la sciabola per un interpretazione rabbiosa,riuscendo ad andare sopra le righe senza sconfinare nelal caricatura.La fotografia dai toni lividi e allucinati,la regia ricca di effetti e finezze tecniche di Lumet non riescono a far dimenticare totalmente l'origine teatrale del testo da cui questo film è tratto. Lumet è un grande regista e qui lo dimostra.
Kapu