Un film di Fritz Lang. Con Peter Lorre, Gustaf Gründgens, Rudolf Blummer, Ellen Widman, Inge Landgut, Otto Wernicke, Theodor Loos, Friedrich Gnaß, Fritz Odemar, Paul Kemp, Theo Lingen,Georg John, Franz Stein, Ernst Stahl-Nachbaur, Gerhard Bienert Titolo originale M. Drammatico, b/n durata 117 min. - Germania 1931
Un maniaco infanticida (Lorre) si aggira imprendibile per Düsseldorf. L'allarme generale e la mobilitazione della polizia disturbano le attività dei ladri e dei barboni della città che decidono di fare giustizia a modo loro.
Capolavoro dove tutto concorre a un'intensa progressione drammatica, fino al vibrante, quasi insostenibile finale. Lorre è straordinario, la sperimentazione col sonoro (allora una novità) già arditissima, con l'assassino che fischietta "Peer Gynt". M è soprattutto una satira, affilata e feroce: contro l’ordine mentale del cittadino tedesco. E' una satira amara contro ogni società, e la troveremo simile in film americani come Furia: folla pronta alla violenza fai-da-te, burocrazia lenta, ottusa e formalista. Qualcuno ha visto nel serial killer un’immagine del nazismo che sta per imporsi (e che infatti avrebbe cercato di impedire la diffusione del film). Pare invece che, con ben più attenta analisi storica e sociologica, sia il comportamento della folla e l’efficace organizzazione dei malviventi a far pensare al nazismo ed a preoccupare: il killer finisce per apparire nella sua debolezza di malato, ma la folla è pronta comunque a uccidere: prima di lui si era accanita contro un nonno che aveva baciato la nipotina. Anche per il nazismo c’è stata la tendenza a denunciare solo la “follia” di Hitler come unica responsabile di tutta quella tragedia; ma un pazzo non fa tanti danni se la folla non è pronta alla violenza, come dimostra di essere ogni folla, ovunque; molti leggono invece Furia come denuncia della mania americana del linciaggio, diversa da quella del popolo tedesco. Non pare proprio che nei due film ci sia differenza di comportamento della folla e di modo di vederla; diverso è invece il caso e il comportamento dei due protagonisti: il killer tormentato, anche dai rimorsi, ma incapace di resistere alla tendenza omicida, se ne confessa in un momento fortemente drammatico, uno dei culmini dell’arte di Lang che contrappone la sua umanità, per quanto colpevole, al feroce giustizialismo degli altri, oltre tutto ricercati o ex-carcerati, spesso assassini, ma non disposti a comprendere; mentre il bravo innocente cittadino americano accusato ingiustamente diventa a sua volta feroce come gli altri, pronto a lasciarli condannare per un omicidio non avvenuto: i “mostri” sono sempre anche loro, i bravi cittadini pronti ad ascoltare gli impulsi alla violenza che emergono ad ogni occasione. Contro gli ebrei o i malati o i presunti assassini… o contro i presunti assassini di presunti assassini…
Kapu
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