domenica 23 giugno 2013

LA VERSIONE DI BARNEY ( Richard J. Lewis)

 Locandina italiana La versione di Barney
Un film di Richard J. Lewis. Con Paul Giamatti, Dustin Hoffman, Minnie Driver, Rosamund Pike, Rachelle Lefevre.Titolo originale Barney's Version. Commedia, durata 132 min. - Canada, Italia 2010. - Medusa uscita venerdì 14 gennaio 2011.

Barney Panofsky è un produttore televisivo ebreo che vive a Montreal, dove colleziona mogli e bottiglie di whisky. Figlio affettuoso di un poliziotto in pensione col vizio del sesso e degli aneddoti, Barney è incalzato dalle ambizioni e dalle calunnie del detective O'Hearne, convinto da anni del suo coinvolgimento nella scomparsa di Boogie, amico licenzioso e scrittore dotato. Dopo l'uscita del libro di O'Hearne, che lo accusa di omicidio e di ogni genere di bassezza, Barney si decide a dare la sua versione dei fatti, ripercorrendo la sua (mal)educazione sentimentale e la sua vita fuori misura, consumata nell'Italia degli anni Sessanta e perseverata in Canada. Tra una partita di hockey e una boccata di Montecristo, l'irrefrenabile Barney rievoca il suo primo matrimonio con una pittrice esistenzialista e suicida, riesamina le seconde nozze con una miliardaria ebrea e ninfomane e riconsidera gli errori fatti con la sua terza e amatissima consorte, speaker garbata e madre dei sui due figli.
Indubbiamente non è facile misurarsi con il lavoro di trasposizione, figuriamoci poi sceneggiare le parole di Mordecai Richler e il suo romanzo più celebre ("La versione di Barney"), pubblicato in Italia all'inizio degli anni zero. Ma forse valeva la pena provarci perché Barney Panofsky ha 'carattere' cinematografico e personalità impetuosa per soddisfare quel pubblico trasversale che ama la letteratura e il cinema e resiste alla banalità dei pregiudizi. Purtroppo però la traduzione questa volta non funziona e l'omonimo libro di Richler eccede la versione di Richard J. Lewis, rendendo la sua conversione mediale trascurabile. La versione di Barney è un film 'gentile', scritto e pensato da gentili, goym (non ebrei) gli avrebbe probabilmente chiamati l'ingovernabile Panofsky, che nel romanzo omonimo si racconta senza misura e in prima persona. Il regista, impegnato un decennio sulla scena del crimine (CSI), rinuncia consapevolmente all'uso della voce fuori campo del narratore, che non sempre è segno di difficoltà narrativa, prendendo così le distanze dal protagonista e lasciando che sia l'intreccio a prevalere sul personaggio. Smarcandosi dalla fedeltà e appagato dall'esaltazione del tradimento, Lewis preferisce una 'versione' conciliata e conciliante di Barney, che manca l'identità ebraica e l'umorismo yiddish di Richler. Preoccupato forse della 'diversità' di Panofsky il regista finisce per renderlo troppo uguale a troppi eroi da melodramma, perdendo la peculiarità di un buontempone disprezzato da rabbini e gentili, sempre pronto a sacrificare verità e relazioni per una buona battuta. Una battuta che veicola sempre sentimenti profondi e sfoga un'energia nervosa a lungo trattenuta. A incarnare meglio del protagonista Paul Giamatti la straordinarietà espressiva dello spirito yiddish è il padre di Dustin Hoffman, attore ebreo e per questo probabilmente emotivamente prossimo al Barney letterario e in grado di riconoscerne e impiegarne l'umorismo e la superiorità paranoide. L'Izzy Panofsky di Hoffman smaschera l'ordinarietà del Barney cinematografico, ereditando la pungente critica sociale di Richler e la sua precisa (e penetrante) ricognizione dei più piccoli dettagli della vita sociale. Mazel tov al piccolo grande uomo.
tres

1 commento:

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