Un film di Peter Weir. Con Dragos Bucur, Colin Farrell, Ed Harris, Alexandru Potocean, Saoirse Ronan, Gustaf Skarsgård, Mark Strong, Jim Sturgess, Sebastian Urzendowsky, Hal Yamanouchi, Zahary Baharov, Bhawani Singh, Stefan Shterev, Dejan Angelov, Meglena Karalambova, Irinei Konstantinov, An-Zung Le, Nikolay Mutafchiev, Stanislav Pishtalov, Sally Edwards,Valentin Ganev, Igor Gnezdilov, Mariy Grigorov
Drammatico, durata 133 min. - USA 2010.
La storia di tre uomini che nel 1941 realizzarono un'impresa epica, raggiungendo l'India dopo essere scappati da un gulag siberiano e dopo aver percorso a piedi, senza alcun sostegno, ben 6500 chilometri, in condizioni estreme. In realtà però il gruppo era ben più numeroso. Sotto la guida di Janusz (Jim Sturgess), un polacco condannato sulla base di confessioni estorte alla moglie sotto tortura, erano in tutto sette gli uomini fuggiti, ai quali si aggiunse poi una ragazza nel corso del viaggio. Ma le condizioni estreme della fuga - il caldo dei deserti, la mancanza di cibo e di acqua, l'attraversamento della catena himalayana - fecero poi sì che il gruppo venisse decimato, portando anche alla necessità di confrontarsi con decisioni durissime.
Ispirandosi al romanzo The Long Walk: The True Story of a Trek to Freedom di Slavomir Rawicz, Peter Weir affronta in The Way Back una storia in cui si intrecciano due differenti percorsi narrativi: da un lato il racconto carcerario e, dall'altro, l'odissea per la sopravvivenza di un gruppo di personaggi che, per 12 mesi e in un viaggio di oltre 6500 chilometri, si ritrovano a rivedere i propri comportamenti e le loro scelte in base alle rigide circostanze affrontate.L'adattamento del libro, scritto nel 1956, era stato già opzionato dalla Warner per farne un film, prima con Laurence Harvey e poi con Burt Lancaster, finendo poi definitivamente nel dimenticatoio. La scelta di Weir di riportare in auge il progetto è stata invece dettata dalla volontà di raccontare gli orrori dello stalinismo, riflettendo sulle misure di un crimine contro l'umanità di cui difficilmente si parla. Nonostante siano stati avanzati dei dubbi sul reale percorso affrontato (secondo fonti storiche, è più probabile che dalla Siberia abbia raggiunto l'Iran e non la Mongolia, come fecero la gran parte dei polacchi arrestati in modo da poter ripartire poi con più facilità verso la loro madre patria), non vi è alcuna ombra sui crimini narrati e sull'efferatezza con la quale ebbero luogo. L'autoresistenza richiesta all'interno del gulag si traduce, per i protagonisti, in dipendenza reciproca durante la fuga, quando tutti per istinto di sopravvivenza sono costretti a rompere il proprio muro di solitudine e cominciare a dipendere l'uno dalle azioni dell' altro. Come già fatto in Master & Commander. Sfida ai confini del mare (2003), The Truman Show (1998), Fearless. Senza paura (1993) e Gli anni spezzati (1981), Weir mette pertanto ancora una volta la natura umana sotto il microscopio della coercizione, raccontando le capacità di resistenza di persone comuni che, sottoposte a eventi e contesti di natura eccezionale, si confrontano prima di tutto con loro stessi e con le loro possibilità, anche in maniera estrema e serrata. Con una narrazione che inizia nei pressi di un gulag per poi spostarsi nelle foreste gelate della Siberia, nelle vaste pianure della Mongolia e nel tormento cocente del deserto del Gobi, i protagonisti, oltre a lottare gli uni contro gli altri, combattono anche contro gli elementi di una natura a loro matrigna e ostile.
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