Un film di Matt Reeves. Con Chloe Moretz, Kodi Smit-McPhee, Richard Jenkins, Elias Koteas, Cara Buono, Dylan Minnette, Jimmy 'Jax' Pinchak, Nicolai Dorian, Seth Adkins, Rachel Hroncich, Sasha Barrese, Chris Browning, V.J. Foster, Brett DelBuono, Dylan Kenin, Juliet Lopez, Ashton Moio, Taylor Warden, Rebekah Wiggins, Frank Bond, Deborah L. Mazor, Gregory Leiker, Rowbie Orsatti, Jon Kristian Moore
Titolo originale Let me In. Horror, Ratings: Kids+16, durata 115 min. - USA, Gran Bretagna 2010. - Filmauro uscita venerdì 30 settembre 2011. - VM 14 -
Owen ha 12 anni e vive con la madre in una piccola cittadina del New
Mexico in cui nessuno sceglierebbe di andare a vivere. Torturato da tre
bulli compagni di classe, provato dal divorzio in corso dei genitori,
trova per la prima volta un'amica nella nuova vicina di casa, una
ragazzina strana, che non sente il freddo e non mangia le caramelle. Tra
i due giovani la relazione si stringe, anche e soprattutto dopo che
Owen scopre il segreto di Abby, il suo bisogno di bere sangue per
vivere.
Il remake made in USA del meraviglioso film di Tomas Alfredson faceva
molta paura nelle intenzioni ma, seppur forse più sanguinolento,
rassicura anche gli animi più ansiosi. Il romanzo di John Ajvide
Lindqvis torna dunque sullo schermo grazie al regista di Cloverfiled,
Matt Reeves, senza che il ricordo del primo film venga alterato. Siamo
qui in presenza di un doppio, che della tragica inquietudine
dell'originale ritrova tanto il senso quanto il sentimento, ma che
avvicina questa storia nera ambientata nella neve bianca al pubblico
americano, offrendogli maggiori appigli. La ricontestualizzazione negli
Stati Uniti dell'era Reagan -una presidenza nata dal malessere (specie
economico) avvertito dal paese e tutta improntata alla difesa dalla
minaccia esterna- ma anche la collocazione calzante tra il genere del
teen movie scolastico e l'horror più esplicito, fanno di Let me in un'opera meno aliena e lontana di Let the right one in
per la platea a stelle e strisce. Fermo restando il primato del film
Alfredson, tanto in senso anagrafico quanto emozionale. Il senso di
isolamento e di inguaribile solitudine che nel film svedese abbracciava
non solo i protagonisti ma la comunità tutta, il condominio, il
circondario, le foreste, qui si stringe attorno a Owen, alla sua
famiglia disintegrata e alla sua esclusione sociale, disegnando un
percorso meno esistenziale e più individuale, anch'esso più in linea con
i modi della narrazione cinematografica americana. Ciò che viene
smussato, inoltre, è la sottile indeterminazione sessuale, per cui
l'Oskar del film svedese aveva una bellezza diafana quasi femminile
mentre Eli era più scura, forte, selvatica. La scelta di Kodi
Smit-McPhee e Chloe Moretz ristabilisce frontiere di genere più marcate,
dando maggior peso all'apparenza di angelo condannato del personaggio
femminile Reeves ha per la seconda volta l'opportunità di lavorare su una
situazione di non ritorno e di mitigare il tragico con l'azione ma
soprattutto, in questo caso, con sentimenti ben più profondi. Ciò
nonostante, resta chiaro che non è certamente un'esigenza artistica ad
aver portato alla realizzazione di questo remake quanto piuttosto una
scelta produttiva e di mercato. È un ottimo remake, ma arriva
giustamente secondo.
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