Un film di Claude Chabrol. Con Isabelle Huppert, Lucas Belvaux, Jean-François Balmer, Christophe Malavoy, Jean Janne Drammatico, durata 140' min. - Francia 1991
Emma Bovary, sposata troppo presto a un medico di provincia, sogna ben altri orizzonti. Dopo essere stata sedotta e abbandonata dal libertino Rodolphe, si trova un altro amante in Léon. Quando, rovinata dai debiti, cerca l'aiuto finanziario di Rodolphe, senza trovarlo, decide di suicidarsi con l'arsenico.
L'aspetto del romanzo di Flaubert che ha interessato Chabrol è senza dubbio quello dato dal sottotitolo "Costumi di provincia". L'approccio è letterario quanto si vuole, ma la cattiveria di Chabrol sulla vita e l'ambiente soffocanti della provincia è esplicita. Crediamo che nell’accostarsi a questo adattamento cinematografico dell’opera di Flaubert sia opportuno mettere da parte il proprio giudizio sul romanzo. Per quanto desideroso di restargli fedele, Claude Chabrol realizza un’opera molto personale, è costretto ad abbreviare la vicenda e non perde l’occasione di graffiare ancora una volta il moralismo e l’ipocrisia di una certa borghesia provinciale, a qualsiasi epoca appartenga. Il film è innanzi tutto il felice risultato della fertile alchimia creatasi tra il regista e la sua più convincente interprete. Dopo “Violette Nozière” (1978) e “Une affaire de femmes” (1988), Chabrol comprende di aver finalmente trovato l’interprete ideale per il personaggio di Madame Bovary, un progetto che cova fin dall’inizio della sua carriera. Isabelle Huppert si rivela effettivamente perfetta nell’incarnare la figura di una donna ambiziosa ed egocentrica, che accetta il matrimonio solo per evadere da una vita monotona quanto inutile, che si lascia andare solo per noia ad una relazione senza futuro, che mendica affetto da chiunque, anche a costo di precipitare nella rovina se stessa e la sua famiglia. Corinne Jorry ottiene la nomination per i costumi alla cerimonia degli Oscar del 1992. Nel corso del film, la protagonista e l’intero cast indossano effettivamente abiti sufficienti per tre o quattro sfilate di moda. “Madame Bovary” sarà evocato dalla stessa Isabelle Huppert nel corso della cerimonia funebre per la morte di Claude Chabrol, il 17 settembre 2010: “(...) Mia madre morì nel corso delle riprese e, in questa prova, Claude mi accompagnò con molta delicatezza, lasciando che le dedicassi il film. Fu una vera prova d’amore. (...) Claude pronunciò questa frase, misteriosa e brutale: «non bisogna consentire a ciò che è morto di rosicchiare ciò che è vivo». Non l’ho mai dimenticata e, oggi, voglio rivolgermi ai vivi” (traduzione da “Claude Chabrol par lui-même”, Stock éditeur, 2011).
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