sabato 6 luglio 2013

LA DAMIGELLA D'ONORE (Claude Chabrol)



Titolo originale La demoiselle d'honneur.Drammatico, durata 110 min. - Francia 2004

Un amore che consuma, per il quale si può anche uccidere. Petra è bellissima e fatale: a un matrimonio, il giovane Philippe ne rimane folgorato e la passione cresce in lui giorno dopo giorno. Come prova d'amore, la ragazza chiede che entrambi uccidano uno sconosciuto: lui pensa a uno scherzo, ma la ragazza pare mortalmente seria... 
Chabrol fa centro, abbatte a picconate un'altra parte di quel che resta della borghesia francese e confeziona un thriller, psicologico quanto si vuole, ma pur sempre thriller, coi fiocchi. Tutto è come supposto, tutto sembra essere dipendente dalla volontà dell'altro, tutto sembra casuale. Ma in realtà tutto è tenuto insieme dalla protagonista, ambigua, suonata, bellissima, corruttrice, dark lady moderna che fa tanto retrò. La tensione tiene, i colpi di scena non mancano (occhio agli armadi), il tutto venato da una sottile venatura horror che non guasta, ma implementa e condisce la ricetta chabroliana. Chabrol è come un rifugio. Qualunque suo film, anche il meno riuscito, è una sicurezza. Ti prende per mano e ti porta in giro per la provincia francese, tra storie torbide e tenere, senza particolari scosse, senza mai deludere. Una filmografia abbondantissima, qualche guizzo sorprendente (l’ultimo è Grazie per la cioccolata) per poi tornare sistematico all’intelligenza della riflessione, della calma, alla puntigliosità della descrizione, all’ironia della definizione dei caratteri, anche quelli più tragici e neri. Chabrol ha inventato un filone, il “polar come mezzo di trasporto”: storie di uomini e donne sullo sfondo di un giallo; il crimine come strumento per svelare psicologie e anime, anche quelle normali, per bene, “apparenti”. La damigella d’onore è Laura Smet, figlia di cotanto padre (Johnny Halliday), bellissima e fatale. Con stile quasi dimesso, Chabrol evita volutamente il melodramma a tinte fosche. I suoi due amanti, pur nella disperazione, si mimetizzano con il placido ambiente. E il tocco gotico del racconto di Ruth Rendell che sta alla base del film diventa “quotidiano”. Meglio: chabroliano. 

tres

1 commento:

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