lunedì 24 giugno 2013

PSYCO (Alfred Hitchcock)



Un film di Alfred Hitchcock. Con Janet Leigh, Anthony Perkins, Vera Miles, John Gavin, Martin Balsam, John McIntire, Simon Oakland, Patricia Hitchcock, Frank Albertson, Lurene Tuttle, John Anderson, Vaughn Taylor, Mort Mills Titolo originale Psycho. Giallo, Ratings: Kids+16, b/n durata 109 min. - USA 1960

Il thriller più famoso della storia del cinema e il capolavoro di Hitchcock.
Marion Crane insoddisfatta impiegata di Phoenix taglia i ponti con il suo passato: ruba quarantamila dollari dal suo ufficio e fugge in auto. Si ferma al motel gestito da Norman Bates, un giovane timido e impacciato che vive con la madre in una sinistra casa accanto al motel e che ha una collezione di animalida lui stesso impagliati. Mentre Marion fa la doccia qualcuno la uccide. Il giorno dopo il fidanzato e la sorella si mettono alla sua ricerca, affiancati, a un certo punto, dal detective Arbogaste. 
Psyco ha una importanza cruciale nella storia del cinema e rappresenta contemporaneamente un punto d’arrivo e di partenza. E’ sicuramente l’ultimo grande film di Hitchcock che da quel momento in poi, con l’eccezione degli “Uccelli”, non riuscirà più a raggiungere tali vette artistiche e a bissare lo strepitoso successo di pubblico. Dall’altra parte sposta in avanti il concetto della rappresentazione della violenza e crea un modello estetico che ancora oggi non ha smesso di essere imitato. Con un prodotto a basso costo, sceneggiato dall’allora semidebuttante Joseph Stephano, con un inganno feroce e sadico (utilizzo di una voce femminile al doppiaggio), Hitchcock inchioda alla poltrona lo spettatore utilizzando la sua bravura tecnica e creando tensione e suspence con un montaggio serrato (scena dell’assassinio nella doccia) e con equilibrismi della macchina da presa (la scena dell’assassinio sulle scale). A questo si aggiunge una prova maiuscola dei due attori principali Janet Leigh-Marion e Antony Perkins- Norman Bates. Che dire ancora? Il pezzo di bravura della macchina che si inabissa in due tempi (che crea una empatia tra spettatore e Norman Bates, anche noi come lui, tratteniamo il respiro e speriamo di non essere scoperti). La ripresa dall’alto dell’omicidio dell’investigatore privato che è velocissima nella prima parte e poi rallentata nella caduta. Il lento avanzare della sorella di Marion verso la casa, con lo spettatore assolutamente tachicardico e aritmico. Il finale davvero agghiacciante con quella figura travestita che è più spaventosa di duemila mostri digitali di ultima generazione. Guardate la lampadina che va avanti e indietro e illumina la scena in maniera altalenante, creando da sola l’orrore. E poi alla fine, fissate gli occhi schizofrenici di Norman Bates nella sua cella di isolamento, non vi chiedono forse un po’ di complicità?
Kapu

1 commento:

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