Un film di Pier Paolo Pasolini. Con Massimo Girotti, Maria Callas, Giuseppe Gentile, Laurent Terzieff, Sergio Tramonti, Piera Degli Esposti Drammatico, durata 118' min. - Italia 1969.
Giasone provoca l'ira della maga, lasciandola per la figlia del re di Corinto.
Giasone sbarca in Colchide con gli Argonauti alla ricerca del Vello d'Oro; viene aiutato dalla maga Medea, che, invaghitasi di lui, lo segue nel ritorno. Giasone la sposa e ha da lei due figli. Quando però, accecato dall'ambizione l'abbandona per sposare la figlia del re di Corinto, la vendetta di Medea si abbatte implacabile.
Dal testo forse più impegnativo di Sofocle, Pasolini trae un film tragico a sfondo antropologico, poiché quello che gli interessa di più è mostrare Medea che appartiene ad un popolo primitivo, rispetto alla civiltà greca nella quale tenta di integrarsi. Rilettura del mito greco messa in scena da Pasolini con risultati di grande lirismo. Le geometrie rinascimentali della Piazza dei Miracoli, i torrioni rocciosi della Cappadocia, l'estrosità dei costumi, la bellezza dei paesaggi: straordinaria ricchezza figurativa al servizio di una rara sobrietà narrativa. La tragedia di Euripide già è bellissima, Pasolini riesce ad aggiungerci del suo portandone in luce tutta la modernità e la potenza tragica di un archetipo che ritorna in continuazione nella storia e nelle nostre vite. Decisamente geniale l'ambientazione "metafisica" in cui il contrasto fra le grotte della cappadocia e il campo dei miracoli di Pisa simboleggia in gran stile un contrasto che spacca in due le nostre vite. Il film, insieme a Teorema, il Vangelo secondo Matteo ed Edipo Re rappresenta un punto inarrivabile del cinema, un momento di grandissima ispirazione. "Tutto è santo, non c'è niente di naturale nella natura. In ogni punto dove guardi è nascosto un dio e seppure egli non c'è, ha lasciato i segni della sua presenza sacra. Quando la natura ti sembrerà naturale tutto sarà finito e inizierà qualcos'altro". L’obiettivo di Pasolini riesce a trasformare i personaggi in icone universali, i cui sentimenti non sono impulsivi moti dell’animo, ma lucide espressioni della coscienza, momenti di riflessione sul proprio ruolo nella storia dell’uomo. Ecco perché quest’opera si sottrae ai limiti del tempo e dello spazio, come la vera poesia. L’universalità è sottolineata da un mirabile esercizio acrobatico di ripresa, tra Piazza dei Miracoli a Pisa e l’Anatolia.
Kapu
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