lunedì 24 giugno 2013

I RACCONTI DI CANTERBURY (Pier Paolo Pasolini)



Un film di Pier Paolo Pasolini. Con Hugh Griffith, Franco Citti, Laura Betti, Ninetto Davoli, Joséphine Chaplin, Alan Webb, Tom Baker, Vittorio Fanfoni, Anita Sanders, Vernon Dobtcheff, Jenny Runacre, Philip Davis Commedia, Ratings: Kids+16, durata 122' min. - Italia 1972

Pellegrini in viaggio per Canterbury si raccontano novelle: uno studente seduce la moglie di un superstizioso legnaiolo; due amici si vendicano di un mugnaio disonesto; le disavventure del candido e gaio Perkin; una donna insaziabile "consuma" cinque mariti; un maturo scapolo sposa una moglie troppo giovane; la discesa agli inferi di un frate; gli insuccessi di un altro frate a cui nessuno vuole comprare le reliquie.
Le storie raccontate dai pellegrini diretti a Canterbury, sono quelle che noi non vogliamo raccontare, quelle che parlano di argomenti troppo scottanti ed “inappropriati” per poter essere ascoltati, l'opera di Chaucer non rappresenta solo uno schiaffo diretto all'ipocrisia della Chiesa quattrocentesca, al suo degrado, e alla sua corruzione, ma una divertente ed assurda visione dei comportamenti dell'uomo in versione “integrale”, non giulivi ed innocenti come ne Il Decameron, ma rozzi ed infimi come quello delle bestie, anzi, gli uomini, con la loro emotività ed il loro profondo ed indistruttibile egoismo, si riducono ad un livello ancor più basso di quello di un comune animale (che non fa altro che sopravvivere, e non accaparrarsi quanto più è possibile diventando sempre più ingordo). Può tutto questo non ispirare un genio come Pasolini? Certamente no, e nel secondo capitolo della Trilogia della vita, lasciandosi scappare anche un omaggio a Charlot (nel delizioso episodio con Ninetto Davoli), ci parla della felicità irriducibile degli esseri umani, accostata al suo innegabile aspetto folle ed incompatibile con qualsiasi tentativo di civilizzazione (ed è proprio quest'ultimo fattore, forse, a sembrare il più ambiguo e contraddittorio dei nostri comportamenti), senza utilizzare attenuanti narrative (come sempre del resto) e senza fare a meno, neanche un secondo, dei suoi slanci di coraggio: ci sono disgustosità a go go (peti, sangue, scene di nudo di ogni genere, “sporcaccionerie”, e così via), storie di tradimenti (di ogni genere), di omicidi, di inganni e di omosessualità, c'è una chiara denuncia alla corruzione della Chiesa (con i criminali ricchi che vengono lasciati in pace e quelli poveri che vengono arsi vivi) e ci sono analisi caratteriali di persone avare, egoiste, maniache, vanitose, ignoranti e superstiziose. C'è comunque da dire che il regista non fu mai del tutto soddisfatto del risultato del film (nonostante l'Orso d'oro a Berlino), e cerco di cambiare il montaggio aggiungendo e togliendo diverse scene, con una versione semi-definitiva che presenta quasi mezzora in meno rispetto a tutto il girato, ma che non rappresenta completamente quanto voluto in partenza. Un film importantissimo come “figura”, ma uno dei meno riusciti di Pasolini, anche se ciò, comunque, non significa che sia brutto, anzi tutt'altro.
Kapu

1 commento:

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