Un film di Pier Paolo Pasolini. Con Franco Citti, Ninetto Davoli, Angela Luce, Silvana Mangano, Pier Paolo Pasolini, Gianni Rizzo, Guido Alberti, Lino Crispo, Vittorio Fanfoni, Guido Mannari,Vincenzo Amato, Giovanni Esposito, Giacomo Rizzo, Enzo Spitaleri Commedia, Ratings: Kids+16, durata 110' min. - Italia 1971
Le novelle di Ser Ciappelletto, morto in odore di santità, e dell'allievo di Giotto ne legano altre sette: Andreuccio viene derubato da una donna che si finge sua sorellastra, ma si rifà spogliando di tutti i gioielli la salma di un alto prelato; Masetto, finto sordomuto, entra in un convento di suore dalle quali si lascia sedurre; Lisabetta conserva la testa dell'amato, ucciso dai propri fratelli, in un vaso di basilico; Caterina e Riccardo coronano il loro sogno d'amore con il matrimonio; dall'Aldilà Tingoccio rivela al timorato Meuccio che far l'amore non è peccato; fingendo di volerla trasformare in puledra, donno Gianni si gode la moglie di un ingenuo contadino; l'infedele Peronella induce il marito a introdursi in una giara per impedirgli di scoprire il suo amante.
Il film inaugura la trilogia con la quale Pasolini intese attaccare la cultura sessuofobica. Il mondo borghese di Boccaccio è trasformato in una mitica età dell'oro popolare, regno di una gioiosa e innocente assenza di tabù. Pervaso da una incredibile vitalità, il film è intriso di tutta la pacatezza formale del mondo, che si ricongiunge all’idea sessuale di Pasolini, come concentrazione di ogni proprio stimolo animalesco. Nei corpi che si uniscono sessualmente, il poeta e regista costruisce tutti i simboli della corruzione trecentesca, tutti i vizi, che appartengono ad ogni ceto sociale, dai più elevati, ai poveri, addirittura agli ecclesiastici. Pasolini destrutturizza il potere, ricordandoci che davanti al sesso anche le classi sociali scompaiono, e che desideri carnali sono desideri comuni a tutti gli esseri umani. Il film è il primo della cosiddetta “Trilogia della vita”, che accompagnerà la produzione cinematografica di Pasolini per un lustro. Dunque, il poeta, tramite un pervertivismo artistico molto accentuato, provoca, come ha sempre fatto e cerca di scuotere un mondo piatto e senza vita, un’epoca morta, distrutta dai mass-media, che demonizzano qualunque cosa. Il film è di gran lunga il migliore della trilogia, e si serve di un cast di attori noti (Ninetto Davoli, Silvano Mangano) e di molti attori meno noti, i soliti che Pasolini riesce a trovare scrutando la periferia. Alla fine, questo Decameron è quasi una battaglia, tra mondo borghese e sottoproletariato. La borghesia ne esce distrutta nella rivisitazione pasoliniana, ne esce con le ossa tutte rotte e senza più nulla da dire. Non ha vinto nessuno, nemmeno il sesso. Anzi, forse ha vinto l’arte.
Kapu
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