martedì 25 giugno 2013

C'ERA UNA VOLTA LA CITTA' DEI MATTI... (Marco Turco)




La storia di Franco Basaglia, per dire che la follia fa parte di tutti noi.
Franco Basaglia (Fabrizio Gifuni) è un giovane psichiatra, insegnante dell'università di Venezia. Personalità forte e indipendente, alle prime piccole ribellioni accademiche, viene mandato in esilio a dirigere l'ospedale psichiatrico di Gorizia. Il contatto con il sistema 'sanitario' del manicomio lo traumatizza al punto da imporre l'eliminazione di ogni tipo di contenzione fisica e la sospensione delle terapie di elettroshock. Con il sostegno della moglie Franca Ongaro (Sandra Toffolati), rompe il muro divisorio tra maschi e femmine, apre le porte del giardino e organizza assemblee democratiche dove tutti (medici, infermiere, pazienti) possono esprimersi liberamente. Così pazienti (tra i quali spiccano Margherita e Boris) e personale medico si uniscono nella stessa battaglia contro la carcerazione del manicomio per riacquistare l'umanità perduta. Dal piccolo gesto di una carezza iniziale alla vittoria politica con il varo della legge 180/78, da Gorizia a Parma, fino al ritorno a Trieste, la battaglia di Basaglia è stata una pazzia rivoluzionaria. 
Prima di tutto un'affermazione di gioia. Fa davvero piacere vedere come un gruppo di attori bravissimi, un regista capace e un'idea interessante possano trovare spazio anche in ambito televisivo, senza dover cedere al potere decisionale dell'audience. Lo spirito ribelle di Basaglia è anche quello del regista Marco Turco che è riuscito a realizzare una fiction ricca di emozioni, mai banale e scontata. E coraggiosa perché ci mostra, senza esagerare in furbi patetismi, la dura e sconvolgente realtà dei manicomi, fatta di torture, camicie di forza e gabbie, e il suo progressivo smantellamento, senza dimenticare le difficoltà e gli scontri sociali. "La follia è una condizione umana" - dice Basaglia - "in noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione". La rivoluzione culturale e sociale che ha comportato la liberazione dei malati prima, e l'applicazione della legge 180/78 poi, è una delle battaglie (anche politiche) più umane che siano state fatte negli ultimi cinquant'anni di storia italiana. Fabrizio Gifuni aderisce intimamente al personaggio, lo rende umano nei pregi e nei difetti, nella passione per gli studi come nelle distrazioni familiari, nella cura dei malati come nell'insicurezza di un progetto idealista difficile da portare a termine. La follia non va eliminata ma accettata e lo sguardo di chi ci chiede aiuto deve essere solo un punto di partenza per aspirare a un sogno di libertà a cui tutti possono avere accesso. "Andiamo a rubare i denti ai morti, tanto a loro non servono più", ci dice un malato del manicomio di Gorizia, rimasto senza dentatura a causa dell'elettroshock. In quella disperata richiesta c'è una voglia di vivere ammirevole. Quando c'è non va soffocata, né con la forza, né con le parole.
Kapu

1 commento:

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