Un film di Claude Chabrol. Con Sandrine Bonnaire, Valeria Bruni Tedeschi, Bulle Ogier, Jacques Gamblin, Antoine De Caunes
Titolo originale Au coeur du mensonge. Drammatico,durata 113 min. - Francia 1999
Nel villaggio di Saint Malo alcuni bambini trovano il corpo senza vita di Eloise, bambina di dieci anni. Frédérique Lasage, una giovane commissario di polizia comincia le indagini e inizia ad interrogare René, professore di disegno che sembra sia stato l'ultima persona ad aver visto la ragazzina viva. Ben presto le dicerie sul conto di René e della moglie Viviane si sprecano e il loro equilibrio di coppia comincia a vacillare anche a causa di un affascinante scrittore. Una seconda morte violenta paralizza la cittadina.
Sospetti, esistenze naufraghe e naufragate, altri delitti: la trama gialla può intrigare ma a Chabrol interessano soprattutto le persone, i volti, le re(l)azioni umane e (come suggerisce il titolo originale) andare “al cuore della menzogna”. Come spesso accade, i personaggi dei suoi film sono trattati in modo da farceli apparire dapprima persone integerrime, poi come molto somiglianti a normali esseri umani con le proprie piccole e grandi debolezze e infine come degli esseri che nascondono infamanti segreti. E' un tratto tipico del suo cinema questo e ne rappresenta anche un punto di forza dato la credibilità che riesce a conferire al tipo d'autore descritto che, rimanendo "Al colore della menzogna", è di quelli che crede di trovarsi sempre dalla parte giusta del mondo e l'ipocrisia delle sue azioni è vissuta con la naturalezza propria di chi la concepisce come un corollario inscindibile per la salvaguardia della sua posizione sociale. In altri termini, Chabrol non ti sputa mai in faccia la cattiveria umana ma ti costringe a trovarla tra le pieghe di vite all'apparenza probe. In questo film non si ha mai l'impressione di trovarsi di fronte a persone capaci di fare del male eppure ci sono: un pervertito che ha ucciso una bambina, dei trafficanti di opere d'arte trafugate dai luoghi sacri, un assassino, situazioni di tradimento coniugale e la classica litania di pettegolezzi di bassa lega. "Il colore della menzogna" si insinua tra le dissertazioni alte sui confini tra il bene e il male col tocco lieve di una parola utile alla causa e la discrezione di chi non vuole recare disturbo. Non il miglior Chabrol ma un buon film, con tocchi di gran classe disseminati qua e là e buone prove d'attore tra cui merita un rilievo particolare l'onnipresente talento dell'esile Sandrine Bonnaire. Un cinema fuori tempo e fuori dal tempo, coerente e allergico alle mode, dove gli attori sono determinanti. Come, per esempio, Jacques Gamblin che (malgrado un doppiaggio italiano penalizzante) emerge con mille sfumature. E come Sandrine Bonnaire, bambina col corpo di donna e gli occhi allagati nella melanconia.
Kapu
https://mega.co.nz/#!9wExESgS!dNx4aD7yKwM0Qf4QghU3j0A0Sywx-BM6OobvuYPvG4E
RispondiElimina