Un film di Claude Chabrol. Con Michel Bouquet, Maurice Ronet, Stéphane Audran, Michel Duchaussoy, Donatella Turri Titolo originale La Femme infidèle. Drammatico, durata 98' min. - Francia 1968
Stephane è sposata con Charles e lo tradisce con Victor. Quando Charles scopre la tresca uccide Victor e ne fa sparire il corpo. Tempo dopo la polizia scorpre il delitto e interroga tutti quelli che hanno avuto a che fare con l'ucciso, tra cui Stephane. Quando la donna trova in una tasca di Charles una foto di Victor capisce tutto e non fa nulla per evitarne l'arresto.
"La Femme infidèle" è a suo modo uno dei film più paradigmatici dell'intera filmografia di Claude Chabrol, che si sa, ama muoversi nelle torbide acque degli ambienti alto borghesi per arrivare ad aprire il sipario sulle sensazioni malsane che vi si annidano. Credo che l'espediente che più di ogni altro caratterizza il suo modo di fare cinema è questa calma apparente che sorregge gran parte dei suoi film, il fatto che i suoi personaggi si muovono con una naturalezza disarmante, come se tutto quello che dicono o fanno corrispondesse esattamente a quello che andava detto o fatto, necessariamente ed imprescindibilmente. Non c'è effetto che possa far dubitare sull'inevitabilità della causa che l'ha prodotto e c'è sempre una maschera pronta a celare sensazioni traditrici. In questo film si ha subito la sensazione che le cose non sono propriamente come ci appaiono, che qualcosa di strano cova sotto l'apparente giovialità familiare e la grandezza di Chabrol, qui come altrove, sta nell'insinuare il sospetto tra le pieghe di accadimenti banali, di generare uno stato di tensione latente facendo esclusivo ricorso a sfumature caratteriali o scarti emotivi. Ci mette di fronte alla necessità che qualcosa dovrà accadere, ma non si sa mai di preciso come, quando e perchè. Per circa metà del film lo spettatore è portato a nutrire gli stessi dubbi di Charles circa la fedeltà della moglie, dopodichè fa la conoscenza di Victor nell'unica occasione in cui lo ritroviamo insieme a Stèphane in quella che è una sequenza profondamente emblematica. "Anche un piccolo cambiamento potrebbe turbare il mio equilibrio" dice Charles nelle prime battute del film. Siamo sulla soglia dei grandi mutamenti di costume e di liberazione della morale, e Chabrol, il demiurgo francese dei vizi e delle virtù umane ne coglie il segno che intacca la classe borghese. Quando la vicenda prende la via della risoluzione e della verità, Chabrol non esita a infierire sullo spettatore con un finale fra i suoi più belli e contraddittorio, riportando sullo stesso piano spietatezza e sentimento, forse percepiti da entrambi i protagonisti per la prima volta nel nome di un malcelato compromesso alla sopravvivenza.
Kapu
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