domenica 30 giugno 2013

IL CATTIVO TENENTE (Abel Ferrara)



Un film di Abel Ferrara. Con Harvey Keitel, Frankie Thorn, Victor Argo, Zoe Lund, Frank Adonis. Titolo originale The Bad Lieutenant. Drammatico, durata 98' min. - USA 1992

(Stra)ordinaria storia di abiezione e redenzione
Sullo sfondo della vicenda c'è la finale di baseball tra Dodgers e Mets. LT (Harvey Keitel) ha scommesso sui Dodgers. LT, tra le altre cose, è un tenente di polizia, ma passa tutto il suo tempo a portare i figli a scuola (quando deve), a sequestrare droga per poi rivenderla (quando può), a sequestrare droga per poi usarla (quasi sempre). L'unica volta che fa un'azione buona è anche l'ultima azione della sua vita. 
Si può apprezzare o criticare il cinema di Ferrara, così come si può amare alla follia il cinema di Tarantino oppure disprezzarlo. Ma, se per il regista de Le Iene non si può non tenere conto del suo indubbio lato visionario, iperrealistico, la sua visione “ultraista” della realtà, manipolata a piene mani, tutti elementi che costituiscono il suo segno e la sua originalità (discutibile fin che si vuole), per Ferrara bisogna fare un discorso a parte. Il “segno” qui ha un carattere molto diverso. Anzitutto l’ambientazione. I luoghi preferiti sono i quartieri miserabili della metropoli, i palazzi fatiscenti, gli appartamenti squallidi abitati dalla feccia umana, ma non solo. Ci sono i neri senza più sogni, “latinos”, gli ispanici che si arrabattano alla bell’e meglio, le larve umane distrutte dalla droga, le prostitute che si fanno e battono mattina e sera, i trans che ciondolano su e giù per i marciapiedi, alla ricerca di una dose o di una marchetta, non disdegnando una soffiata alla polizia per essere lasciati in pace. Se c’è un inferno sulla terra, è qui che va ricercato. Già nel 1929, Garcìa Lorca scriveva : “L’aurora arriva e nessuno la riceve nella sua bocca perché lì non c’è domani né speranza possibile”. Senza futuro né speranza, egli vedeva “gente che vacillava insonne come appena uscita da un naufragio di sangue”. Poco a poco, però, le cose cominciano ad andare male: la quotidiana contiguità con una delle realtà sociali più degradate al mondo comincia a sgretolare la sua fragile corazza morale. Comincia con le scommesse, con ambigue frequentazioni, con le prime trasgressioni, fino a cadere pesantemente in un buco nero da cui non si esce, se non con i piedi in avanti. ome in quasi tutti i film di Ferrara, il tema dell’abiezione si confonde con quello della redenzione. A fare scattare la scintilla che dà voce alla propria coscienza, lasciata languire per troppo tempo, è il caso di uno stupro, avvenuto in una chiesa, da parte di due teppistelli a spese di una giovane suora. Scritto senza l'ausilio del collaboratore abituale Nicholas St. John, un noir metropolitano che si trasforma in una parabola cattolica sospesa tra sublime e osceno. Visionario ed eccessivo (dopo molte violenze, ad un certo punto appare un Cristo coloratissimo e muto), ossessionato dal tema della violenza e della redenzione, è tra i migliori film di Ferrara. Impressionante Harvey Keitel, che mostra tutta la pesantezza della carne e le ferite dello spirito. Splendido il finale, girato con la macchina da presa nascosta.
Kapu

1 commento:

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