domenica 30 giugno 2013

BELLA DI GIORNO (Luis Buñuel)



Titolo originaleBelle de jour. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 100' min. - Francia 1967

La moglie di un chirurgo si lascia andare alle sue inclinazioni sadomasochistiche. Inizia così una doppia vita: di notte l'amore per il marito; di giorno la frequentazione di una casa di appuntamenti. Sévèrine è una donna, in apparenza, sévère: bellissima fredda e distaccata, poco loquace e tendente al giudizio facile, vive dello sguardo degli altri sulla sua virtù. La sua vivacità è quella di un soprammobile e neanche l'amore di un marito (Pierre / Pietro: stabile ed indistruttibile come una pietra, dai toni sempre corretti, levigato) bello e di successo riesce a scalfire questa aura di intoccabilità e perfezione. Non ha, a dirla tutta, nessuna qualità specifica. Se non l'avvenenza e l'eleganza. Nessun interesse, nessuna occupazione. A Sévèrine non importa essere interessante, acculturata, intelligente, di gradevole conversazione, oppure appassionata, o curiosa, o simpatica. Nessuno le chiede di esserlo, neppure Pierre. Che accetta il suo essere immobile e vacua, senza volontà propria, con malcelata soddisfazione maschile. Seduta nel proprio salotto Sévèrine non è molto diversa da uno dei vasi, o dei quadri che addobbano l'ambiente. Catherine Deneuve bellissima, volutamente e forse eccessivamente inespressiva. Imperscrutabile. Gelida, egoista, non concede nulla del proprio cuore. Il dramma la sfiora appena, giusto in tempo per farle recuperare il ruolo subalterno di moglie (e forse, in futuro, madre). Non c'è rimprovero, non c'è rimorso, non c'è castigo.
l più grande successo commerciale di Bunuel fu questo "Bella di giorno", inquietante esplorazione dei fantasmi masochisti di una giovane moglie borghese apparentemente candida e virginale, interpretata con sorprendente aderenza e notevole precisione compositiva dalla giovane e ancor bellissima Catherine Deneuve. Affiancato dallo sceneggiatore Jean-Claude Carrière, Bunuel realizza il film con uno stile apparentemente classico, ma in realtà aperto alle suggestioni moderniste, poichè giustappone in una maniera pressochè "invisibile" scene realiste e sequenze oniriche, lasciando sempre trasparire un certo margine di ambiguità dalle immagini. E' l'adattamento di un romanzo scritto negli anni Trenta da Joseph Kessel, con riferimenti neanche tanto velati alle opere del Marchese de Sade, e con un potere di suggestione "erotica" che spesso deriva da certe allusioni che non vengono mai del tutto chiarite (ad esempio, la misteriosa scatola del cinese), senza mai cadere nei compiacimenti e nelle volgarità di cui abuseranno tanti imitatori dello stile di Bunuel. Bunuel prende a picconate l'edificio borghese costituito dall'unità-famiglia. Si avvale della complicità della conturbante Deneuve, personaggio scomodo e discusso. Provocatorio quanto acuto, si staglia nitido per personalità sullo sfondo di un panorama cinematografico troppo spesso piatto e compiacente. Lascia una sgradevole sensazione di crisi dell'individuo moderno e di una clustrofobica mancanza di vie di fuga. Le convenzioni, l'espressione del sè, il rapporto tra istinto, ragione e valori, la fiducia, la libertà, il ruolo di uomo e donna nella società. Opera audace per i tempi in cui fu realizzata, mantiene una perfetta vedibilità a tanti anni di distanza e molto del merito è da attribuire all'affascinante protagonista, ben affiancata da Jean Sorel, Michel Piccoli e Pierre Clementi.
Kapu

1 commento:

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