Un film di Josh Appignanesi. Con Omid Djalili, Matt Lucas, Richard Schiff, Archie Panjabi, Miranda Hart.
Titolo originale The Infidel. Commedia, durata 105 min. - Gran Bretagna 2010. - Mikado
Mahmud Nasir è un musulmano che vive a Londra con la
moglie e i due figli. Pur essendo intimamente devoto non è un praticante
impeccabile, cede ai piaceri dell'alcool, a un linguaggio colorito e
salta buona parte delle preghiere obbligatorie ma, in previsione del
matrimonio del figlio più grande con la figliastra di un leader
integralista, si prepara a dimostrarsi un vero musulmano, per ottenere
la benedizione del futuro consuocero e far felice la sua famiglia.
Peccato però che, proprio negli stessi giorni, Mahmud scopra per caso di
essere stato adottato e, soprattutto, di essere nato ebreo, sotto il
nome di Solly Shimshillewitz.
Più che investito da una reale crisi di identità, il protagonista di Infedele per caso ,
che conosciamo all'indomani della morte della madre (adottiva), si
ritrova disposto a tutto pur di incontrare il vero padre, così che nel
film si sovrappongono con profitto almeno tre linee narrative, tutte al
maschile, che hanno a che fare con la figura del padre, terreno o divino
che sia.
Dopo aver studiato serissimamente la comunità degli ebrei ortodossi del
nord di Londra, in "Song od Songs", col secondo lungometraggio Josh
Appignanesi torna a parlare di orgoglio e pregiudizio semita in modo
politicamente ultrascorretto ma indubbiamente divertente. Nonostante
stia ben più attento ad applicare la satira al mondo musulmano mentre
non alleggerisce la mano con ciò che riserva al popolo eletto, trova
nell'interpretazione del protagonista, Omid Djalili, un corpo e uno
"spirito" effettivamente adatti per entrambe le fedi, così che le
sequenze in cui Mahmud si guarda allo specchio trasmettono alla
perfezione il messaggio del film, senza bisogno di parole. Restando sul piano attoriale, va aggiunto che la strana coppia che
Djalili forma con Richard Schiff, nei panni del suo sciatto pigmalione
Lenny Goldberb, un tassista ebreo alcolizzato, lasciato dalla moglie e
arrabbiato col mondo, dà luogo a un duetto divertente e credibilissimo.
Se la commedia sulle differenze culturali è ormai un piccolo genere, per
giunta nel suo momento d'oro, non tutte valgono la pena di esser viste
come questa e poche contengono lo stesso numero di battute di qualità e
di situazioni comiche indovinate. Si intuisce il divertimento di David Baddiel in fase di scrittura senza
che si avverta l'esistenza di un percorso narrativo precotto, eccezion
fatta per il finale nella moschea, necessario ma un po' sprecato, di
certo perfettibile.
tres
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